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lunedì 26 dicembre 2011

Paulo Coelho

Sia fatta la tua volontà Signore.
Perchè tu conosci la debolezza dl cuore dei tuoi figli
e a ciascuno concedi solo il fardello che puo' sopportare.
Che tu comprenda il mio amore,
perchè è l'unica cosa che possiedo realmente,
l'unica cosa che potrò portare con me nell'altra vita.
Fa che esso si mantenga coraggioso, puro e sempre vivo,
malgrado gli abissi e le trappole del mondo.

Paulo Coelho

Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano.
Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l'unico che sorride
e ognuno intorno a te piange.

Paulo Coelho

Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto, porto su di me le cicatrici come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto, alto quanto quello della schiavitù. L' unica differenza è che si paga con piacere, e con un sorriso - anche quando quel sorriso è bagnato dalle lacrime."

Paulo Coelho

Io non vivo nè nel mio passato, nè nel mio futuro. Possiedo soltanto il presente, ed è il presente che mi interessa. Se riuscirai a mantenerti sempre nel presente, sarai un uomo felice. La vita sarà una festa, un grande banchetto, perché è sempre e soltanto il momento che stiamo vivendo.

Paulo Coelho - tratto da L'alchimista

la vita scorre molto velocemente:
ti fa precipitare dal cielo all'inferno in pochi secondi.

Paulo Coelho

Cogli ogni opportunità che la vita ti dà, perché, se te la lasci sfuggire,
ci vorrà molto tempo prima che si ripresenti .

Paulo Coelho

Tu non hai bisogno di fingere che sei forte,
non devi sempre dimostrare che tutto sta andando bene,
non puoi preoccuparti di ciò che pensano gli altri,
se ne avverti la necessità piangi perché è bene che tu pianga fino all'ultima lacrima,
poiché soltanto allora potrai tornare a sorridere.!!!!!!!!!!

Paulo Coelho

Anke un piccolo gesto, magari fatto con ke migliori intenzioni poteva distruggere tutto...

Paulo Coelho

Il guerriero sa che,in tutte la lingue,le parole più importanti sono quelle piccole: "Sì", "Amore", "Dio".
Sono parole ke si pronunciano con facilità,e colmano giganteschi spazi vuoti.
Esiste tuttavia una parola,anch'essa molto piccola, che molti hanno difficoltà a pronunciare: "No".
Chi nn dice mai di no,si crede generoso,comprensivo,educato:perkè il "no" porta con sè la nomea d maledetto,egoista,poco spiriuale.
Il guerrieo nn cade in questa trappola.Ci sono momenti in cui,nel dire "sì" agli altri, potrebbe darsi ke,contemporaneamente,stia dicendo "no" a sè stesso.
Perkè nn pronuncia mai un "sì" con le labbra,se il suo cuore sta dicendo "no".

Paulo Coelho - tratto da Il manuale del guerriero della luce

E quando tutti i giorni diventano uguali è perchè non ci si accorge più delle cose belle che accadono nella vita ogni qual volta il sole attraversa il cielo.

paulo coelho

Sembra che tutti abbiano l'idea esatta di come vivere la nostra vita. E non sanno mai come devono vivere la loro.

paulo coelho

Le cose semplici sono le più straordinarie e soltanto i saggi riescono a vederle.

paulo coelho

Colui che è saggio, lo è soltanto perchè ama. E colui che è sciocco, lo è solamente perchè pensa di poter capire l'amore.

paulo coelho

Il guerriero della luce non dimentica mai il vecchio detto: "il buon capretto non strepita".
Le ingiustizie accadono. Tutti sono coinvolti in situazioni che non meritano, generalmente quando non possono difendersi. Molte volte la sconfitta bussa alla porta del guerriero.
In quei momenti, egi rimane in silenzio. Non spreca energia con le parole, perchè le parole non possono fare niente. E' meglio usare le forze per resistere e pazientare, sapendo che Qualcuno sta guardando. Qualcuno che ha visto l'ingiusta sofferenza, e non vi si rassegna.
Questo Qualcuno da al guerriero ciò di cui ha bisogno: il tempo. Prima o poi tutto tornerà a lavorare a suo favore.
Un guerriero della luce è saggio. Non commenta le sue sconfitte.

PAULO COELHO - tratto da MANUALE DEL GUERRIERO DELLA LUCE

Il guerriero della luce sa che alcuni momenti si ripetono.
Spesso si ritrova davanti a problemi e situazioni che ha già affrontato. Allora si sente depresso, e pensa di essere incapace di progredire nella vita, giacchè i momenti difficili si sono ripresentati.
"Questo l'ho già passato" si lamenta con il suo cuore.
"è vero, l'hai vissuto" risponde il cuore, "ma non l'hai mai superato."
il guerriero allora comprende che il ripetersi delle esperienze ha un'unica finalità: insegnargli quello che non vuole apprendere.

PAULO COELHO - tratto da MANUALE DEL GUERRIERO DELLA LUCE

Raramente ci rendiamo conto che siamo circondati da ciò che è straordinario.
I miracoli avvengono intorno a noi, i segnali di Dio ci indicano la strada,
gli angeli chiedono di essere ascoltati…

Paulo Coelho - tratto da N.

Esistono le sconfitte. Ma nessuno puo' sfuggirvi.
Percio' è meglio perdere alcuni combattimenti
nella lotta per i propri sogni,
piuttosto che essere sconfitto
senza neppure conoscere
il motivo per cui si sta lottando.

Paulo Coelho - tratto da N.

Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze

Paulo Coelho

Il Signore ascolta le preghiere di coloro che chiedono di dimenticare l'odio. Ma è sordo a chi vuole sfuggire all'amore.

Paulo Coelho
"Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra" (Gv 15,18-20).




Nel giorno in cui i cattolici celebrano la festa di Santo Stefano, Benedetto XVI dedica la riflessione dell'Angelus allastrage contro i cristiani in Nigeria. Il Papa ha espresso all'Angelus «profonda tristezza» per gli attentati alle chiese in Nigeria, che hanno portato «lutto e dolore» nel giorno di Natale, e ha fatto appello affinchè «si fermino le mani dei violenti». «La violenza - ha detto il Pontefice - è una via che conduce solamente al dolore, alla distruzione e alla morte». Tre attentati coordinati contro altrettante chiese cristiane in Nigeria hanno fatto almeno 35 morti in Nigeria, anche se altri bilanci provvisori e ufficiosi parlano di 110 vittime in tutto il Paese il giorno di Natale. Una strage rivendicata dal gruppo islamico Boko Haram. La Casa Bianca ha puntato il dito contro quelli che ha definito «atti di terrorismo», mentre il presidente nigeriano Jonathan ha parlato di attacchi «ingiustificati».



L'APPELLO DEL PAPA - «Ho appreso con profonda tristezza la notizia degli attentati che, anche quest'anno nel Giorno della Nascita di Gesù, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese della Nigeria - ha detto Ratzinger durante l'Angelus -. Desidero manifestare la mia sincera e affettuosa vicinanza alla comunità cristiana e a tutti coloro che sono stati colpiti da questo assurdo gesto e invito a pregare il Signore per le numerose vittime. Faccio appello affinchè con il concorso delle varie componenti sociali, si ritrovino sicurezza e serenità».



ATTENTATI A CATENA - Un bilancio provvisorio e ufficioso dei morti di Natale in tutta la Nigeria parla di 110 vittime in tutto. L'episodio simbolo è avvenuto nella chiesa cattolica di Santa Teresa a Madalla, nello stato confederato di Niger, a circa 45 chilometri dalla capitale federale, Abuja. Qui, la mattina del 25, un'autobomba è esplosa al termine della messa quando i fedeli stavano uscendo dalla chiesa uccidendo almeno 35 persone e provocando oltre 50 feriti, di cui numerosi in gravi condizioni. Un altro morto si è registrato a Jos, capoluogo dello stato di Plateau, nel centro della Nigeria martoriato da oltre dieci anni da sanguinosi scontri tra etnie diverse e tra la comunità musulmana e cristiana. Nel nord-est del Paese, sempre il giorno di Natale, i morti sono stati quattro, da sommare alle 70 vittime dei giorni immediatamente precedenti, di cui una sessantina provocati dall'azione repressiva dell'esercito locale in risposta ad alcuni attentati rivendicati, come quello di Madalla, da Boko Haram, gruppo terroristico di matrice islamica che ufficialmente rivendica l'estensione a tutta la nazione della sharia, attualmente in vigore, seppure in modo blando, in 12 dei 36 stati confederati che compongono la Repubblica federale.



BOKO HARAM - Boko Haram fu fondata dall'imam Mohammed Yusuf nel 2002 nel nord-est della Nigeria, a Maiduguri, capoluogo di Borno, dove la setta ha ancora le principali roccaforti e fa i maggiori proseliti. Nel luglio del 2009 l'esercito nigeriano effettuò la prima, vasta operazione che portò all'uccisione di 800 terroristi e alla cattura di Yusuf stesso, morto pochi giorni dopo quando si trovava in una stazione di polizia. Da allora Boko Haram da dichiarato la «guerra santa» al governo centrale e il conflitto si è esteso a tutto il nord della Nigeria, fino alla capitale, una volta l'unico posto della nazione dove lo Stato riusciva a far sentire la propria esistenza.



Corriere della Sera



S.Stefano

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà». (Gesù, Vangelo di Luca 9, 24-25)



La celebrazione liturgica di santo Stefano è stata da sempre fissata al 26 dicembre, subito dopo il Natale, perché nei giorni seguenti alla manifestazione del Figlio di Dio, furono posti i “comites Christi”, cioè i più vicini nel suo percorso terreno e primi a renderne testimonianza con il martirio. Così al 26 dicembre c’è Santo Stefano, primo martire della cristianità. Si è pensato anche che fosse un ebreo educato nella cultura ellenistica; certamente fu uno dei primi giudei a diventare cristiani e che prese a seguire gli Apostoli e visto la sua cultura, saggezza e fede genuina, divenne anche il primo dei diaconi di Gerusalemme. Gli Atti degli Apostoli, ai capitoli 6 e 7 narrano che, qualche tempo dopo la Pentecoste, il numero dei discepoli andò sempre più aumentando e sorsero anche dei dissidi fra gli ebrei di lingua greca e quelli di lingua ebraica, perché secondo i primi, nell’assistenza quotidiana, le loro vedove venivano trascurate.

Allora i dodici Apostoli, riunirono i discepoli dicendo loro che non era giusto che essi disperdessero il loro tempo nel “servizio delle mense”, trascurando così la predicazione della Parola di Dio e la preghiera, pertanto questo compito doveva essere affidato ad un gruppo di sette di loro, così gli Apostoli potevano dedicarsi di più alla preghiera e al ministero. La proposta fu accettata e vennero eletti, Stefano uomo pieno di fede e Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas, Nicola di Antiochia; a tutti, gli Apostoli imposero le mani; la Chiesa ha visto in questo atto l’istituzione del ministero diaconale. Nell’espletamento di questo compito, Stefano pieno di grazie e di fortezza, compiva grandi prodigi tra il popolo, non limitandosi al lavoro amministrativo ma attivo anche nella predicazione, soprattutto fra gli ebrei della diaspora, che passavano per la città santa di Gerusalemme e che egli convertiva alla fede in Gesù crocifisso e risorto. Nel 33 o 34 ca., gli ebrei ellenistici vedendo il gran numero di convertiti, sobillarono il popolo e accusarono Stefano di “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”.

Gli anziani e gli scribi lo catturarono trascinandolo davanti al Sinedrio e con falsi testimoni fu accusato: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno, distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato”.

E alla domanda del Sommo Sacerdote “Le cose stanno proprio così?”, il diacono Stefano pronunziò un lungo discorso, il più lungo degli ‘Atti degli Apostoli’, in cui ripercorse la Sacra Scrittura dove si testimoniava che il Signore aveva preparato per mezzo dei patriarchi e profeti, l’avvento del Giusto, ma gli Ebrei avevano risposto sempre con durezza di cuore.

Rivolto direttamente ai sacerdoti del Sinedrio concluse: “O gente testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la Legge per mano degli angeli e non l’avete osservata”.

Mentre l’odio e il rancore dei presenti aumentava contro di lui, Stefano ispirato dallo Spirito, alzò gli occhi al cielo e disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo, che sta alla destra di Dio”.

Fu il colmo, elevando grida altissime e turandosi gli orecchi, i presenti si scagliarono su di lui e a strattoni lo trascinarono fuori dalle mura della città e presero a lapidarlo con pietre, i loro mantelli furono deposti ai piedi di un giovane di nome Saulo (il futuro Apostolo delle Genti, s. Paolo), che assisteva all’esecuzione.

In realtà non fu un’esecuzione, in quanto il Sinedrio non aveva la facoltà di emettere condanne a morte, ma non fu in grado nemmeno di emettere una sentenza in quanto Stefano fu trascinato fuori dal furore del popolo, quindi si trattò di un linciaggio incontrollato.

Mentre il giovane diacono protomartire crollava insanguinato sotto i colpi degli sfrenati aguzzini, pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”, “Signore non imputare loro questo peccato”.

Gli Atti degli Apostoli dicono che persone pie lo seppellirono, non lasciandolo in preda alle bestie selvagge, com’era consuetudine allora; mentre nella città di Gerusalemme si scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani, comandata da Saulo, il futuro San Paolo. Tra la nascente Chiesa e la sinagoga ebraica, il distacco si fece sempre più evidente fino alla definitiva separazione; la Sinagoga si chiudeva in se stessa per difendere e portare avanti i propri valori tradizionali; la Chiesa, sempre più inserita nel mondo greco-romano, si espandeva iniziando la straordinaria opera di inculturazione del Vangelo.

la mia preghiera

Gli ho chiesto la forza
e Dio mi ha dato difficoltà per rendermi forte.
Gli ho chiesto la saggezza
e Dio mi ha dato problemi da risolvere.
Gli ho chiesto la prosperità
e Dio mi ha dato muscoli e cervello per lavorare.
Gli ho chiesto il coraggio
e Dio mi ha dato pericoli da superare.
Gli ho chiesto l'Amore
e Dio mi ha affidato persone bisognose da aiutare.
Gli ho chiesto favori
e Dio mi ha dato opportunità.
Non ho ricevuto nulla di ciò che volevo
ma tutto quello di cui avevo bisogno.
La mia preghiera è stata ascoltata.
(Kirk Kilgour)

Santo Stefano


[SANTO STEFANO] Stefano fu il primo dei sette diaconi scelti dagli apostoli perché li aiutassero nel ministero della fede. Era ebreo di nascita. Venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, fu il protomartire, cioè il primo cristiano ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la diffusione del Vangelo. Il suo martirio è descritto negli Atti degli Apostoli dove appare evidente sia la sua chiamata al servizio dei discepoli sia il suo martirio, avvenuto per lapidazione, alla presenza di Paolo di Tarso (Saulo) prima della conversione.
Figura carismatica, abile nei discorsi e difficile da battere nelle discussioni. Forse anche per questo fu preso in odio dai Giudei, che considerarono le sue parole blasfeme e lo condannarono.
Per il fatto di essere stato il primo dei martiri cristiani, la sua festa liturgica si celebra il 26 dicembre, cioè immediatamente dopo il Natale che celebra la nascita di Cristo.

sabato 24 dicembre 2011

stage uks con il Maestro Balzarro


08-11 Dicembre 2011 - Salsomaggiore Terme ( Pr ) “ STAGE NAZIONALE INVERNALE ”
125 partecipanti a questo 2° stage invernale. Oltre al karate che ha sicuramente concentrato il maggior numero di atleti, anche altre discipline hanno trovato il giusto spazio per potersi far conoscere ed apprezzare, come Katori Shinto Ryu, Judo, Jujutsu, Aikido, Shaolin Kempo, Tai Chi. Nei quattro giorni di stage, per tutti la possibilità di cimentarsi in disciplini diverse, opportunità che molti maestri hanno colto. L’evento è stato anche occasione per esami di passaggio di Dan per le discipline del Karate e Judo.
Nelle giornate di giovedì e venerdì, successo per il primo corso per Operatori di 1° livello abilitati all’insegnamento ad atleti con disabilità. La presenza di Docenti come il M° Gaido ed il Consigliere Nazionale del CIP Oliviero Castiglioni ha garantito la massima professionalità ai tredici iscritti al corso. Momento clou il pomeriggio di Sabato con il M° Balzarro che per l’ennesima volta ha deliziato i presenti con una lezione di straordinario spessore tecnico. Al termine dello stage con il M° Balzarro, il Presidente Guido Rossini ha rilasciato Diplomi di alto grado a Maestri che in questi anni hanno ben operato a favore della Federazione. Precisamente sono stati elevati al grado di 6° Dan i Maestri Piero Talamona (Shito Ryu) ed Alessandro Caizzo (Shotokan) ed al 7° Dan il M° Roberto Dolci (Shotokan)
Un grazie a tutti i Maestri che hanno partecipato e che elenchiamo in ordine alfabetico: Balzarro, Bianchi, Bonfiglio, Borrelli, Caizzo, Crivellente, De Nitto, Dolci, Gaido, Gentile, Granelli, La Rosa, Lo Re, Menon, Mingotti, Recchia, Roma, Rossini, Ruggeri, Salvo, Schirinzi, Surano, Talamona.

mercoledì 30 novembre 2011

la vita le prove ...

Ogni prova che incontrate deve servire alla vostra evoluzione. Ecco perché non dovete ribellarvi pensando che potreste essere vittima di un’ingiustizia del destino o perfino del Signore! Qualcuno dice: «Non merito questo!» Come può sapere ciò che merita? Non conosce se stesso, non conosce il suo passato né il suo presente né, a maggior ragione, il suo avvenire; come può allora giudicare? Anche qua...ndo, in un processo, i giudici condannano un innocente – la storia è piena di errori giudiziari! – dietro quell’ingiustizia, in realtà c’è una giustizia. Questo è successo anche ad alcuni santi, ad alcuni Iniziati e grandi Maestri, che sono stati imprigionati, bruciati, crocifissi. In apparenza ciò era ingiusto; in realtà, quelle prove erano giustificate, ed essi dovevano accettarle, sia per pagare un debito, sia per comprendere certe verità che non avrebbero compreso altrimenti, sia per diventare più forti. Il pensiero di subire un’ingiustizia divina impedisce agli esseri umani di evolvere.

giovedì 17 novembre 2011

Egitto, sedicenne ammazzato di botte da professore e compagni perchè cristiano; nell'indifferenza dei media. pubblicata da Papa Giovanni Paolo II il g

Un ragazzino egiziano di sedici anni è stato linciato dai suoi compagni di classe perché era cristiano. E i media occidenali? L'hanno ignorato. E' successo il 16 ottobre scorso, una settimana dopo la strage di Maspero ventotto manifestanti copti uccisi dall'esercito davanti alla sede della tv di stato, quando l'ondata di violenza religiosa era al suo massimo e al Cairo era sufficiente avere una croce sul cruscotto della macchina per rischiare di trovare il parabrezza sfondato.

Il delitto era stato classificato all'inizio come un episodio di bullismo finito malissimo, un litigio per un posto a sedere, ma il racconto che sta venendo fuori non lascia dubbi: il professore ha preso per la gola il ragazzo, Ayman Nabil Labib, e l'ha quasi soffocato, perché prima s'era rifiutato di coprire una croce tatuata sul polso com'è comune fra i copti e poi aveva tirato fuori da sotto la maglietta anche quella che portava al collo.

Alcuni compagni si sono uniti al professore nel pestaggio e poi, quando Ayman è scappato dalla classe, l'hanno rincorso nei bagni e l'hanno ammazzato di botte.

Due di loro ora sono stati arrestati e, due settimane dopo la morte, il padre ha accettato di raccontare la storia. Il professore, che si è rivolto alla classe dicendo 'Che cosa facciamo ora con lui?', assieme a due bidelli che hanno indicato ai ragazzi dove gettare Ayman, non sono stati arrestati e nel frattempo sono scomparsi.

E' questa differenza di trattamento da parte dello stato che fa esasperare i copti.

Gli aggressori agiscono su uno strato sicuro di impunità garantita che parte dai litigi di cortile e sale fino alle massime autorità, che hanno platealmente mentito sulla strage di Maspero addossandone la colpa alle vittime e falsificando i dati. I copti si stanno organizzando per ottenere rappresentanza politica con le prossime elezioni, ma alcuni si trattengono, dicono che non va bene votare secondo il credo religioso, si finisce per isolarsi maggiormente dalla comunità. Toccherebbe ai militari proteggere le minoranze, ma per ora il sospetto è che vedano questi scontri come un altro pretesto per legittimare la propria permanenza al potere.



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Questo non deve generare odio e/o violenza ma farci riflettere ,

«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato». Vangelo di Giovanni (15, 18-21)

lunedì 31 ottobre 2011

articolo del Cardinale Carlo Maria Martini dal "CorrieredellaSera.it"

Non cedete al dolore c’è un futuro oltre la vita

La paura della morte e insieme il desiderio di morire, l’assenza dei nostri cari che genera un senso profondo di solitudine, che cosa ci aspetta oltre la vita, la nostra debole fede. Non bisogna lasciarsi trascinare dal dolore, per grande che sia. Pur nel disagio è possibile trovare motivo di speranza. Oltre la vita esiste un futuro.

Gentile Cardinale Martini, da sette anni soffro del morbo di Parkinson e da cinque di artrite reumatoide. Un anno fa mio marito è morto di cancro e con lui sono morta anch’io. Ho avuto due aborti spontanei e quindi non ho figli. Sono stata un’infermiera e quindi so quello che mi aspetta. Prego Dio di farmi morire al più presto perché non voglio più vivere, non posso, non ne ho la forza né riesco a trovare un motivo per alzarmi la mattina. Ho 72 anni e non passa giorno che io non dubiti dell’esistenza di Dio, ma mi sforzo di sperarci perché è l’unica ragione che mi impedisce di togliermi la vita.

Lucia Renghi Città di Castello (Perugia)

Sono consapevole di tornare su un tema da lei già affrontato (Corriere, 24 aprile 2011), ovvero la umana paura della morte. Dopo la morte non si è. Come prima della nascita. Ma lei dice che si è in un altro modo. Rivedremo coloro che abbiamo amato? Presumo sia una metafora. E mi limito a chiedere: rivedrà coloro che ha amato anche chi non ci aveva creduto?

Silvia Delaj Milano

La fede è un dono? Mi piacerebbe avere la sua stessa certezza dell’esistenza di Dio; ma purtroppo non è così. Speravo di avvertire la presenza di Dio quanto meno nel momento del trapasso di mio padre, che nei momenti finali ha voluto accanto a sé l’icona di Suora Maria della Passione. È spirato tra le mie braccia, eppure in quel momento e in presenza della morte ho sentito in lui solo un gran senso di solitudine. Un vuoto, un nulla che, a distanza di ben quattro anni, sento ancora vivissimo dentro me.

Daniele Perna Cercola (Napoli)

Ho messo insieme queste tre lettere perché mi pare che esse trattino di argomenti affini, pur nella diversità delle situazioni, come la paura della morte e insieme il desiderio di morire, che cosa ci aspetta dopo la morte e la nostra debole fede. Anzitutto la morte: essa è dolorosa per tutti. Ma succede talora che chi è oberato pesantemente da grandi dolori giunga a dire: come potrò continuare a soffrire così? Meglio andarmene! Non è un peccato pensarla a questo modo, ma dobbiamo stare attenti che esso non porti a un vero suicidio. Manifestare semplicemente la nostra domanda a Dio perché ci porti presto con sé è una domanda lecita. Dobbiamo però abituarci a tener conto di tutto ciò che è positivo. Nel caso di Lucia Renghi, intravvedo molte cose positive. Ma lei stessa deve rendersene conto. Il marito è morto di cancro e certamente lei lo ha servito con molto amore. Lo stesso ha fatto nel suo lungo servizio di infermiera professionale. Pur nel disagio causato dal Parkinson, è possibile partecipare a piccole iniziative di carità, che allargano il cuore e lo riempiono di speranza. Per quanto riguarda, al contrario, la paura della morte, di cui ci parla Silvia Delaj, non vi sono rimedi facili, non basta per esempio imporre a se stessi di non pensarvi. Io non conosco metodo migliore che quello di concentrarsi nel presente. Si può così attualizzare anche il modo con cui Cristo ha sconfitto la morte, offrendosi tutto a Dio Padre. Pur morendo di una morte ingiusta e crudele, disse: «Nelle tue mani, Padre, affido il mio Spirito». Questo è il segreto! Se non ci affidiamo a Dio come bambini, lasciando a Lui di provvedere al nostro avvenire, non arriveremo mai a fare quel gesto di totale abbandono di sé, che costituisce la sostanza della fede. Certamente rivedremo coloro che abbiamo amato. Anche quelli che hanno amato pur non avendo conosciuto Gesù. Come dice Dante «la bontà divina ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei». Ma donde viene una fede così docile? Daniele Perna risponde: essa è un dono di Dio. Ma ciò non significa che non siamo chiamati a fare tutto quanto è nelle nostre possibilità per ricevere questo dono. Che poi l’assenza prolungata di una persona a noi molto cara generi solitudine, è qualcosa che va compreso e rispettato. Non è difficile della nostra vita lo sperimentare momenti drammatici in occasione della morte di uno stretto parente o di un nostro carissimo amico. Non serve guardare il defunto per cogliere in lui qualche segno di risurrezione. La sua anima, come dice il pensiero indù «ha lasciato il suo corpo» ed è inutile trovare in esso segni di una vita nuova. Quanto poi all’osservazione di Daniele, che dice «Mi piacerebbe avere la sua stessa certezza dell’esistenza di Dio; ma purtroppo non è così», debbo dire che sento molto la fragilità di questa mia fede e il pericolo di perderla. Per questo, prego molto il Signore e gli affido la mia vita, la mia morte e tutti quelli che vanno alla morte con poca fiducia nella potenza di Dio.

Cardinale Carlo Maria Martini

Notizia inviata con l'applicazione CorrieredellaSera.it

sabato 8 ottobre 2011

Stage UKS

Tornati dalle ferie siamo pronti a ricominciare un anno fantastico con nuove ed entusiasmanti novità si riprendono gli allenamenti, le dimostrazioni, le cene , le birre... e gli stages

Il bello comincia adesso

domenica 14 agosto 2011

Toscana rio torto e isola d'elba

Siamo tornati in Toscana a Rio torto nel Villaggio Orizzonte anche se distante dal mare è servito da una comoda navetta gratuita posto tranquillo anche per famiglie fresco e ben servito non ci sono negozi di souvenir o altro (nulla da comprare )piscine con scivoli e parcheggi coperti noleggio di biciclette e tanto tanto riposo unico neo le zanzare



una serata con Marina Occhiena...



serata brasiliana ....





gita all'isola d'elba

la Villa di Napoleone


la piccola miniera


gli animatori del villaggio


finite le vacanze restano solo fotografie di momenti da ricordare...ma solo fino al prossimo anno!

Chiesa di Vighignolo LA PARALISI DEL CUORE

Non basta essere mariti per essere buoni mariti,non basta essere mogli per essere brave mogli,non basta essere amici per essere buoni amici,non basta essere Cristiani per essere buoni Cristiani

LA PARALISI DEL CUORE

(2 Sam 12,1-13; Salmo 31/32; 2 Cor 4,5b-14; Mc 2,1-12)

In questa domenica il Signore ci guida attraverso parole semplici e quotidiane ma allo stesso tempo molto incisive. Gesù nella liturgia di oggi ci aiuta a pregare e ragionare attraverso il nostro CORPO. Il brano di Mc 2,1-12 ci permette di entrare nel mistero del corpo, della psiche, fino alla profondità dell’anima stessa.

Gesù entra a Cafarnao, nella città dell’Apostolo Pietro, nel campo base dei suoi tre anni di predicazione. Proprio nella sua città parla al cuore dei suoi compaesani e li aiuta a riflettere circa il dono della vita, del corpo che ci è stato donato. Il Signore guarisce il paralitico ma questa guarigione la mette in stretta risonanza con il perdono dei peccati. Perché questo collegamento? Perché Gesù conosce bene il cuore dell’uomo e sa che corpo-psiche-anima sono strettamente collegate tra loro. Il malessere del corpo grava pesantemente sulla psiche e sull’anima, e viceversa. Gesù ci ricorda che siamo un’unica entità, unificati e sempre da riportare nell’unità.
Anche noi ci accorgiamo che quando stiamo male fisicamente anche l’umore diventa diverso e facciamo più fatica a pregare (l’anima è turbata). La malattia ci toglie speranza e rende più difficile l’apertura del cuore e dello Spirito.

Succede anche nel percorso inverso: il peccato personale ci cambia l’umore e ci rende molto più difficile l’uso del corpo stesso. Chi ci vede se ne accorge, ci vede diversi e ci chiede: Qualcosa non va? Come mai oggi sei triste? Stai bene?
Quando viviamo nel peccato si scatena la paralisi:

- dei PIEDI. Non ci muoviamo più; non andiamo a trovare i parenti e gli amici, facciamo più fatica ad uscire di casa, non troviamo gli stimoli necessari per uscire da noi stessi

- delle MANI. Quando il peccato abita il nostro cuore, le nostre mani si aprono più difficilmente alla tenerezza e al servizio. Negli affetti più intimi non riusciamo a vivere la spontaneità dei gesti più belli. Nel rapporto con gli altri le mani cercano di raccogliere più che donare.

- del CUORE. La lontananza da Dio e la tristezza ci impediscono di vivere emozioni positive a favore degli altri. Non ci lasciamo andare e siamo più vicini alla lamentela che al dono.

La Prima Lettura della liturgia di oggi ci mostra il peccato di Davide: il Re che uccide un saldato per rubargli la moglie. Un gesto ignobile, come ignobile è il nostro peccato. Il nostro cuore è un abisso, capace dei crimini peggiori. E in questo abisso la nostra vita rischia di caderci dentro e di perdersi.

Ma la storia non è destinata a perdersi nel tunnel della tristezza. La vita di ognuno di noi viene riscattata dal Signore dai suoi amici. Come nell’episodio del Vangelo e nella pagina di San paolo ai Corinzi, ci viene in aiuto il Salvatore, che ci salva anche molto concretamente. Gesù, perdonando i peccati, guarisce in profondità il nostro malessere e ci rimette nella condizione migliore per usare il corpo e lo spirito. Lo Spirito di Dio viene in aiuto al nostro spirito.

Il Signore ci salva nel modo più bello: attraverso i suoi amici. Quattro barellieri portano il paralitico attraverso un buco nel tetto della casa. La fantasia del Signore non ha limiti, non si ferma di fronte a niente e nessuno: gli stiamo molto a cuore. I barellieri sono coloro che, dopo essere stati salvati si dedicano agli altri. La salvezza personale è solo il primo passo; il secondo passo è diventare benedizione per gli altri. San Paolo, molto intensamente ci dice che “In noi agisce la morte, in voi la vita”. Chi è stato salvato è disposto a tutto, anche a morire, per tirare fuori dai guai le persone che ama.

Gesù passa ancora oggi tra le nostre strade, entra nelle nostre case: apriamo il cuore al pentimento alla conversione, alla festa!

predica di Domenica 14 agosto Don Paolo

lunedì 27 giugno 2011

esami di katori shinto ryu

brillantemente superato l'esame di Katori shinto ryu un grazie speciale al maestro Luca che mi ha guidato,a Fabio che mi ha aiutato ed un grazie particolare ai miei fans che mi hanno sorretto nel momento più difficile (durante l'esame) con questo cartellone ed i loro cori ciao

provate a praticare il Katori shinto ryu
www.palestradicornaredo.it Dojo YOHKOH

lunedì 13 giugno 2011

Il mio esame

una grande e bella giornata 2 esami superati ( karate e Katori shinto ryu) tanta emozione da asciugarti completamente la gola e rendere molli le gambe ma anche tanta gioia dopo aver superato questi momenti .

un grazie speciale ai miei "Fans" che mi hanno incoraggiato in un modo ...... :-) va bè....
grazie anche a Fabio che mi ha aiutato a superare l'esame di Katori ad Antonio,Lorenzo . Che dire sono felice, nonostante l'età la fatica e gli impegni di lavoro
grazie a tutti ciao

lunedì 18 aprile 2011

I Pensieri Di Un Angelo

TRE ANGELI PROTEGGERANNO SEMPRE LA TUA VITA..AMORE FELICITA' E FORTUNA,MA SE AVESSI BISOGNO DEL QUARTO

RICORDATI DI ME CHE SONO L'AMICIZIA.....

pubblicata da I Pensieri Di Un Angelo il giorno lunedì 18 aprile 2011 alle ore 16.30

dedicato a te ... !

C'è chi crede di farti del male insultandoti ma fà del male solo a se stesso,non curarti di lui,non vale nulla,è solo un poveretto a cui la vita ha dato solo tristezze ,(probabilmente per causa sua) una volta un "amico" mi disse che il silenzio è l'offesa più brutta,quindi tali personaggi vanno solo ignorati.Non stare male perchè alcuni ti odiano...sorridi e sii felice perchè molti ti amano!!!

ciao

stage nazionale di arti marziali


STAGE NAZIONALE ESTIVO FEKDA
La Dojo Yohkoh si presenta con quasi 30 partecipanti!!!
Unito al gruppo Sankukai di Erba si preannuncia un Bellissimo STAGE!!!

..cominciate a sfoderare le spade e preparare i guantini!!!

I Pensieri Di Un Angelo

Un giorno, il cavallo di un contadino cadde in un pozzo, non riportò alcuna ferita ma non poteva uscire da lì con le sue

pubblicata da I Pensieri Di Un Angelo il giorno domenica 17 aprile 2011 alle ore 15.16

proprie forze...Per molte ore l’animale nitrì fortemente, disperato, mentre il contadino pensava a cosa avrebbe potuto fare...Finalmente il contadino prese una decisione crudele: pensò che il cavallo era già molto vecchio e non serviva più a niente e anche il pozzo ormai era secco ed aveva bisogno di essere chiuso in qualche maniera...Così non valeva la pena sprecare energie per tirarlo fuori dal pozzo...Allora chiamò i suoi vicini perchè lo aiutassero a interrare vivo il cavallo...Ciascuno di essi prese una pala e cominciò a gettare della terra dentro il pozzo...Tuttavia, con sorpresa di tutti, dopo che ebbero gettato molte palate di terra, il cavallo si calmò...Il contadino guardò in fondo al pozzo e con sorpresa vide che ad ogni palata di terra che cadeva sopra la schiena, il cavallo la scuoteva, salendo sopra la stessa terra che cadeva ai suoi piedi...Così, in poco tempo, tutti videro come il cavallo riuscì ad arrivare alla bocca del pozzo, passare sopra il bordo e uscire da lì, trottando felice...

La vita ti getta addosso molta terra, tutti i tipi di terra, soprattutto se tu sei già dentro un pozzo...Il segreto per uscire dal pozzo è scrollarsi la terra che portiamo sulle spalle e salire sopra di essa...

Ciascuno dei nostri problemi è un gradino che ci conduce alla cima...Possiamo uscire dai buchi più profondi se non ci daremo per vinti...Adoperiamo la terra che ci tirano per fare un passo verso l’alto...

Ricordati delle 5 regole per essere felice: 1 - Libera il cuore dall’odio...2 – Libera la mente dalle eccessive preoccupazioni...3 – Semplifica la tua vita...4 – Dà in misura maggiore e coltiva meno aspettative...5 – Ama di più e….accetta la terra che ti tirano, poichè essa può essere la soluzione e non il problema...

giovedì 3 marzo 2011

Maestro Ferdinando Balzarro



Il M° Ferdinando Balzarro firma un accordo di collaborazione con l'ASI regionale settore Karate. Primi ad ufficializzare un accordo scritto tra un ente di promozione convenzionato FIJLKAM ed un tecnico della stessa federazione riconosciuta dal Coni. Da oggi il M° Balzarro è collaboratore ASI Karate e sarà inserito in diverse lezioni del corso accademico Biennale rivolto ai tecnici. Ora siamo ai vertici sia nel Karate Goshin sia nel Karate tradizionale.


Fedinando Balzarro e' nato a Piacenza l'1-1-1944; diplomato Isef, e' stato professore di educazione fisica in diversi licei di Bologna, finche' ha lasciato la scuola, per dedicarsi completamente al karate. L'altra sua grande passione e' il paracadutismo, e' stato per anni ai vertici del paracadutismo acrobatico italiano. Al suo attivo più di 3000 lanci; 6 record italiani nella specialità "relativo". Fra i 12 italiani partecipanti al record mondiale di "Grande Formazione", del Dicembre 1999 ad Ubon, in Tailandia. Il Maestro Ferdinando Balzarro inizia le arti marziali giovanissimo, col judo, e la pratica del Karate nel 1963; e' fra i primi allievi di Hiroshi Shirai, della JKA, alla sua venuta in Italia nel 1965. E' uno dei protagonosti del periodo pionieristico del Karate Italiano, che era allora una disciplina praticamente sconosciuta, circondata da un alone orientaleggiante e quasi mistico. Il Maestro balzarro, insieme a Perlati, Baleotti, Ruffini e Baccaro, e' stato uno dei fondatori del Karate in Emilia Romagna. Questi maestri operavano allora nell'ambito dell'AIK, la federazione fondata dagli allievi del Maestro Shirai nel 1966. Nel 1967 Balzarro fa parte della squadra che vince a Vienna i campionati europei di kumite. Durante il servizio militare, fra i paracadutisti, e' vittima di un gravissimo incidente di lancio, che gli provoca lesioni alla spina dorsale. Riesce a riprendersi solo grazie alla sua forza di volonta' ed alla ginnastica. Il periodo di forzata inattivita' e l'incidente gli impediranno di conseguire i risultati agonistici che avrebbe meritato, ma presto torna al karate e nel 1972 diviene Istruttore, apre quindi la sua scuola di karate, il club Efeso. Riprenderà poi anche il paracadutismo. Nel 1973 fa parte della squadra che vince i campionati italiani di kumite della federazione Fesika. Nel 1974 vince il campionato italiano di kumite individuale ed e' secondo a squadre, con Baleotti, Perlati, Baccaro, Ruffini. Nel 1975 e' terzo nella coppa Italia di kumite. Lascia quindi l'attivita' agonistica. Nel 1975 diviene Maestro, nel 76 IV dan. Attualmente VII dan, ha ricoperto importanti incarichi nell'ambito della federazione italiana di karate ( attuale FIJLKAM ). Nel Settembre del 1999 lascia il Club Efeso ed apre una nuova palestra: l'N.B. Karate Club, in splendida posizione sui colli che dominano la citta' di Bologna, ma nel 2004 l'attivita' torna in citta', presso la palestra Body Planet, in via delle Armi 12. Nel 2000 il Maestro Balzarro subisce un delicato intervento chirurgico, per gravi problemi cardiaci. La sua ripresa, dopo l'intervento, e' sorprendente, e riprende presto gli allenamenti. L'esperienza vissuta lo porta tuttavia a riconsiderare la sua visione della vita e del karate. Approfondisce quindi lo studio delle tecniche cinesi di combattimento, sotto la guida del maestro Yang Lin Shen, ed il suo karate prende una strada nuova. Inizia anche una attivita' di scrittore, e l'anno dopo esce il suo libro autobiografico: Bagliore Balzarro pubblica quindi: il Sangue e l'Anima , romanzo dai toni drammatici, vincitore di premi letterari, nel 2002 i libri: "Plenilunio" ed "Il Solista"
giovedi 31 marzo 2011 biblioteca di Cornaredo piazza Libertà alle ore 20,45
un appuntamento da non mancare per gli appassionati di karate un appuntamento unico

domenica 20 febbraio 2011

Il Saluto nelle Arti Marziali

Il Saluto nelle Arti Marziali


Nelle arti Marziali Giapponesi è consuetudine salutarsi prima e dopo ogni lezione, come segno di rispetto verso ciò che stiamo facendo e verso i nostri compagni di pratica, oltre che al Maestro. Vediamo in dettaglio i principali saluti che vengono utilizzati e il loro significato (fonte dal Web)


Il primo, e forse il più tradizionali tra quelli utilizzati è:

Onegai shimasu

Onegai shimasu è una frase che è difficilmente si riesce a tradurre letteralmente in altre lingue.
La seconda parte shimasu è essenzialmente il verbo suru che significa fare coniugato al presente..


Onegai viene dal verbo negau che significa prego che meglio inteso nel senso auguro che.
La O in apposizione rende la frase più onorifica.
ovviamente la frase non viene mai utilizzata senza la O iniziale. (attenzione a non confondere l'uso della O con la stessa lettere in O-sensei, perchè quest'ultima assume il significato di "Oo" cioè grande, onorevole).


Nella cultura giapponese Onegai shimasu viene utilizzato in molte situazioni. La connotazione principale è lo scambio di reciproci auguri per il futuro. Quindi ha il significato che può assumere per noi italiani la frase : Spero che la nostra relazione porti a buone cose nel futuro. E' usata anche durante le feste dell'anno nuovo, ad esempio nella frase kotoshi mo yoroshiku onegai shimasu, che tradotta al meglio (N.d.A.) significa : Spero che quest'anno io possa realizzare buone cose.


Un'altra connotazione è prego, per favore nel senso di per favore permettimi di allenarmi con te (rivolto verso il futuro, n.d.r.). E' il saluto comunemente utilizzato quando si saluta la persona che ci istruisce nell'arte e che noi riconosciamo come il nostro Maestro.
Se però ci sentiamo rispettosi, quasi ossequiosi, verso la persona che salutiamo allora è possibile dire onegai itashimasu che usa la forma kenjyougo (ovvero rispettosa) del verbo. Questo ci pone in gerarchia ad un livello inferiore rispetto alla persona che stiamo salutando (a meno che entrambi non usino la stessa forma ossequiosa. In tal caso il senso generale sarebbe di chi fa l'inchino con il naso più vicino a terra ! )
Per pronunciare correttamente la frase la si potrebbe trascrivere in questo modo

o ne gai shi ma su

( per gli amanti dei tecnicismi tenete presente che la S di SU è staccata dal resto della frase, e va pronunciata come si pronuncia gas, invece della S lunga di solo.)


Il saluto che invece si utilizza più strettamente durante la pratica del Karate possiamo sostanzialmente suddividerlo in due gruppi: saluto da seduti, saluto in piedi.

Seiza-rei

Seiza-rei

Il saluto in posizione seiza (seiza=posizione tipica in ginocchio seduti sui talloni) è più solenne del saluto in piedi. Ma oltre che un atto di rispetto verso il Dojo e i suoi partecipanti è anche un momento di riflessione e di concentrazione.
Il saluto in Seiza viene eseguito con tutti gli allievi disposti in una fila, rivolti verso il Maestro, in ordine di grado. Al comando del sempai (il capofila , ossia il karateka più alto in grado) si scenderà in posizione di Seiza uno per volta. Il capofila ordinerà poi il saluto secondo il seguente ordine:
Shome-ni Rei (Shomen = lett. Lato Giusto,Corretto, ni=verso, rivolto al, Rei=Salutare)
Sensei-ni Rei ( Sensei = Maestro, ni=verso, rivolto al, Rei=Salutare) e tutti risponderanno OSS! (OSS è la contrazione di Onegai shimasu )
Otagai-ni Rei (Otagai = Praticanti, ni=verso, rivolto al, Rei=Salutare) ad esclusione del Maestro, tutti risponderanno OSS!
Per ciascun saluto (Rei) ogni karateka porterà prima la mano sinistra e poi la mano destra a terra davanti a se, e poi scenderà con la fronte verso le mani giunte.
Il saluto in ginocchio
L'esecuzione del saluto in seiza ha un significato particolare, che risale ai tempi dei samurai. A quei tempi in cui si combatteva per la vita la mano destra, ossia quella che estraeva la spada, era l'ultima ad allontanarsi dal fianco e la prima a ritornare vicino alla Tsuba (elsa della spada).

Ritsu-rei

Ritsu Rei
Si saluta il Dojo, in posizione eretta (ritsu-rei), all'atto dell'ingresso prima dell'inizio della lezione, analogamente si farà lo stesso (sempre rivolti verso il Dojo) al momento dell'uscita da esso.
Se la lezione è già iniziata, e per un motivo molto particolare noi dobbiamo fare il nostro ingresso in ritardo, ci porremo all'ingresso del Dojo in posizione di Seiza e attenderemo il saluto dell'insegnante.

E' molto importante notare che, in ogni caso, non dovremo comunque mai entrare durante l'esecuzione di un Kata o di una tecnica qualunque, ma solo nelle pause intermedie tra un'esecuzione e l'altra.

il 16 febbraio 2011 il mio vecchio amico Roberto ha compiuto 48 anni,auguri di cuore affinchè possa trovare ciò che vuole dalla vita.
Ciao!

sabato 12 febbraio 2011

I Pensieri Di Un Angelo

Il sentimento più brutto, IL RANCORE. Il regalo più bello, IL PERDONO. La forza più grande, LA FEDE. La cosa più bella del mondo, L’AMORE.

Insegnerai a Volare, ma non voleranno il Tuo Volo.
Insegnerai a Sognare, ma non sogneranno il Tuo Sogno.
Insegnerai a Vivere, ma non vivranno la Tua Vita.
Ma in ogni Volo, in ogni Sogno e in ogni Vita,
rimarrà per sempre l’impronta dell’ insegnamento ricevuto.

(Madre Teresa Di Calcutta)

lunedì 7 febbraio 2011

katori shinto ryu

presenta questo volantino e vieni a praticare gratis per un mese di prova .....
siamo a Cornaredo

LA VITA...

pubblicata da I Pensieri Di Un Angelo il giorno lunedì 7 febbraio 2011 alle ore 10.33

LA VITA... “Un ragazzino e suo padre passeggiavano tra le montagne… All’improvviso il ragazzino inciampò, cadde e, facendosi


male, urlò :”AAAhhhhhhhhhhh!!!”Con suo gran stupore il bimbo sentì una voce venire dalle montagne che ripeteva :

“AAAhhhhhhhhhhh!!!”Con curiosità, egli chiese: “Chi sei tu?”E ricevette la risposta: “Chi sei tu?”Dopo il ragazzino urlò: “Io ti sento! Chi sei?”E la voce rispose: “Io ti sento! Chi sei?”Infuriato da quella risposta egli urlò: “Codardo”

E ricevette la risposta: “Codardo!”Allora il bimbo guardò suo padre e gli chiese: “Papà, che succede?”

Il padre gli sorrise e rispose:”Figlio mio, ora stai attento:”E dopo l’uomo gridò: “Tu sei un campione!”

La voce rispose: “Tu sei un campione!”Il figlio era sorpreso ma non capiva.

Allora il padre gli spiegò: “La gente chiama questo fenomeno ECO ma in realtà è VITA.

La Vita, come un’eco, ti restituisce quello che tu dici o fai.

La vita non è altro che il riflesso delle nostre azioni.Se tu desideri più amore nel mondo, devi creare più amore nel tuo cuore;Se vuoi che la gente ti rispetti, devi tu rispettare gli altri per primo.Questo principio va applicato in ogni cosa, in ogni aspetto della vita; la Vita ti restituisce ciò che tu hai dato ad essa.La nostra Vita non è un insieme di coincidenze,

è lo specchio di noi stessi.

domenica 6 febbraio 2011

Luca Barbarossa - Domani

stage ed esami karate

il 30 gennaio 2011 si sono svolti ad Erba gli esami di karate stile sankukai
ci ritroveremo ancora


Domenica 05 Giugno 2011 - Palazzetto dello Sport di Cornaredo

Gli esami si terranno all'interno della manifestazione:

"YOHKOH 2011 - Il primo raggio di Sole"

i dieci comandamenti

1. Io sono il Signore, tuo Dio... Non avere altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine... Non ti prostrerai davanti a quelle cose...
2. Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio...
3. Osserva il giorno di sabato per santificarlo...
4. Onora tuo padre e tua madre...
5. Non uccidere.
6. Non commettere adulterio (poi trasformato in "non commettere atti impuri").
7. Non rubare.
8. Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
9. Non desiderare la moglie del tuo prossimo.
10. Non desiderare la casa del tuo prossimo... né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.