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domenica 10 marzo 2013

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Via Crucis III incontro
Duomo di Milano
5 marzo ...
:   Via Crucis III incontro Duomo di Milano 5 marzo 2013. Mons. Mario Delpini                                    La ...

 

Via Crucis III incontro

Duomo di Milano

5 marzo 2013.

Mons. Mario Delpini
              
                    La parola impronunciabile

  Ecco: è stata pronunciata la parola impronunciabile, la parola sconcertante, forse persino irritante, se non se ne penetra il mistero. Ecco: forse si potrebbe dire che questo pio esercizio della Via Crucis ha portato il suo frutto se qualcuno tra noi qui in Duomo o qualcuno di quanti partecipano a questa preghiera da lontano, riuscisse stasera a dire la parola impronunciabile e a farne stile di vita. Forse si potrebbe dire che il cammino di conversione compie qualche passo e continua a scrivere qualche cosa meritevole d’essere letto sulle pagine della storia se ci fosse qualcuno che si decide a fare propria la parola impronunciabile.



E la parola impronunciabile è quella scritta da Frère Christophe poco tempo prima d’essere sgozzato in Algeria. La parola impronunciabile è: Vi dico, in piena verità, va tutto bene.



Gesù cade la terza volta: la devozione si è immaginata che una e due e tre volte il Figlio sia stramazzato perché il peso del male è troppo insopportabile, perché il tradimento e l’abbandono sono troppo strazianti, perché l'angoscia per la desolazione dell’umanità che rifiuta la mano tesa di Dio è troppo, troppo deprimente. Gesù cade la terza volta.

Come si potrà pronunciare la parola impronunciabile: “Vi dico, in piena verità, va tutto bene”?

L'uomo, ogni uomo, ogni donna, cade chi sa quante volte: cadono i martiri sotto i colpi dei carnefici, cadono i giusti nelle insidie spietate di spregiudicati senza scrupoli, cadono i deboli sotto il peso di una vita insostenibile, cadono fragili libertà e ingenue presunzioni nelle insidie del tentatore, cadono.

Come si potrà pronunciare la parola impronunciabile: “Vi dico, in piena verità, va tutto bene”?



Gesù è spogliato delle vesti: Gesù è umiliato sotto gli occhi di tutti, nudo in mezzo a un branco di cani, nudo accerchiato da una banda di malfattori, l’umiliazione di essere ridotti a uno spettacolo, l’imbarazzo di diventare un oggetto: il più bello dei figli dell’uomo esposto al disprezzo, uomo dei dolori davanti al quale ci si copre il volto.

Come si potrà pronunciare la parola impronunciabile: “Vi dico, in piena verità, va tutto bene”?

L'uomo, la donna, la Chiesa spogliati delle vesti, assediati dalla curiosità scriteriata, dal gusto di umiliare la dignità delle persone, di dare in pasto all’ossessione degli sguardi maliziosi l’intimità che il pudore deve custodire, la frenesia dell’indiscrezione, la consuetudine della calunnia, la malizia dell’insinuazione.

Come si potrà pronunciare la parola impronunciabile: “Vi dico, in piena verità, va tutto bene”?



Gesù inchiodato sulla croce: la mano potente che calma il mare e zittisce il vento è inchiodata e ridotta all'impotenza; la mano tenera che tocca le piaghe dei lebbrosi per sanare le ferite, che accarezza i bambini per consolarne il pianto, che benedice il pane perché basti alla fame della moltitudine, è ridotta a una piaga; il Giusto e il Santo è mescolato ai ladroni, collocato tra i maledetti.

Come si potrà pronunciare la parola impronunciabile: “Vi dico, in piena verità, va tutto bene”?

L’uomo, la donna, la Chiesa sono così spesso paralizzati dalla violenza, bloccati nell’inutilità, il bene che fanno è disprezzato, il bene che potrebbero fare sembra che non interessi, le opere giuste, buone, sapienti sono gettate nella grande confusione di una cronaca che non distingue il bene dal male.

Come si potrà pronunciare la parola impronunciabile: “Vi dico, in piena verità, va tutto bene”?



La parola impronunciabile risulterebbe sconveniente, irritante, se non fosse scritta da un uomo giusto e buono che intravede avvicinarsi l’insidia del rapimento e la mano che taglia la gola.

La parola impronunciabile nessuno avrebbe il coraggio di pronunciarla se non fosse l’eco della parola dell’apostolo che scrive: del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio (Rm 8,28).



La parola risulta impronunciabile, irritante, sconveniente, perché oggi è di regola il malumore, oggi il più intelligente sembra quello che critica di più, il maestro più ascoltato è quello che insegna a non credere a niente; oggi, se qualche cosa non va, sembra che prima di cercare un rimedio si cerca un colpevole. Per questo non è consentito dire: vi dico, in piena verità, va tutto bene.



Ma noi vorremmo che il sangue dei martiri, dell’innumerevole folla dei martiri dei nostri tempi fosse semente di nuovi cristiani, cristiani nuovi, che praticando con devozione il pio esercizio della Via Crucis, che contemplando la passione del Signore, sono raggiunti dal dono vivificante, sono attratti da un amore che li trasfigura, ricevono lo Spirito consegnato dal Crocifisso secondo la parola dell'evangelista: Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “È compiuto!”. E chinato il capo, consegnò lo Spirito (Gv 19,30).



Ecco, io vedo che si fanno avanti uomini e donne abitati dallo Spirito, capaci di sorridere e di sperare, gente che dice: vi dico, in piena verità, va tutto bene, finché è possibile amare. Anche se la vita ci travolge, va tutto bene, finché possiamo vivere d’amore; anche se una mano ci percuote, va tutto bene finché possiamo ricambiare il male con il bene e continuare ad amare; anche se siamo vittime del tentatore che ci induce al peccato, va tutto bene finché siamo raggiunti da un amore che ci perdona, che ci rialza, che ci chiama alla riconciliazione. Va tutto bene, se siamo disponibili allo Spirito che trasforma ogni situazione in occasione perché sia portata a compimento la nostra vocazione all’amore.



Ecco, io vedo che si fanno avanti uomini e donne convocati dallo Spirito per essere un cuore solo e un’anima sola nella santa Chiesa di Dio, gente che dice: vi dico, in piena verità, va tutto bene, finché è possibile che la Chiesa abiti la storia degli uomini come segno del Regno, come casa accogliente per tutti i popoli, come parola di profezia e di speranza. Anche se la Chiesa è spogliata delle sue vesti, è spogliata delle sue ricchezze: va tutto bene, finché noi saremo fieri di essere la santa Chiesa di Dio, segno della pazienza e della tenerezza di Dio. Anche se la Chiesa è derisa e insultata, anche se la curiosità morbosa e il risentimento ostinato si accaniscono nel sospetto, nella denuncia, nella faziosità disonesta, va tutto bene, finché noi saremo lieti di essere uomini e donne di Chiesa disponibili a soffrire qualche cosa perché la Chiesa sia santa e immacolata, tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile (Ef 5,27).



Ecco, io vedo che si fanno avanti uomini e donne, animati dallo Spirito di fortezza e di sapienza, gente che dice: vi dico, in piena verità, va tutto bene, finché ci è possibile imitare Gesù. Anche se le nostre mani sono impotenti perché inchiodate dalla violenza, rese inerti dalla malattia, dalla vecchiaia, dalla disabilità, va tutto bene, finché abbiamo abbastanza fede per credere che la nostra debolezza è lo spazio aperto perché si manifesti la potenza di Dio; anche se siamo in un mondo confuso e contraddittorio, dove giusti e ladroni patiscono lo stesso supplizio, va tutto bene, se abbiamo abbastanza sapienza, amore e pazienza per trasformare la vicinanza in solidarietà, la confusione in occasione per dire parole di perdono, l’ultimo respiro in un compimento, il congedo in un ingresso nel paradiso di Gesù.



Nessuno può dire d’aver vissuto bene la Via Crucis finché non la vive come una sequela, finché non vi attinge la sapienza della croce, finché non accoglie presso di sé lo Spirito per rispondere alla sua vocazione e poter dire: vi dico, in piena verità, va tutto bene, finché vivo come Gesù, amo come Gesù, muoio come Gesù, per essere sempre con Lui, nella gloria del Padre.