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martedì 11 febbraio 2014

una preghiera

Aiutami a superare questo periodo difficile ... perchè da soli non è facile ... perchè la speranza non sempre ti consola ... perchè la vita è difficile ... piena di ostacoli e di momenti bui come questo.

Una preghiera per tutte le persone che non sono felici , che vivono solo per se stesse , che non sono capaci d'amare nessuno , che non sanno apprezzare ciò che hanno e vogliono sempre di più .... e anche per me!

un'ora di felicità

solo un ora di allenamento ... gamba e braccia inesistenti fiato corto ma sono felice !
alla faccia di chi mi vuol male tiè







come dice quel "detto" ...  meglio soli che mal accompagnati!

lunedì 10 febbraio 2014

2013 remember Hatakeyama by Kasumi Dojo





 Katori Shinto Ryu non è sport ma Budo





Ensō

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f1/Enso.jpg Calligrafia di Kanjuro Shibata XX


 Ensò significa "cerchio" simbolo Giapponese di "forza" "illuminazione" si crede che solo chi sia mentalmente e spiritualmente completo possa disegnare un vero ensō.
L'ensō è un simbolo sacro nel buddhismo zen, ed è spesso usato dai maestri zen come firma nelle loro opere.
Alcuni lo disegnano con un'apertura nel cerchio, mentre altri lo chiudono. L'apertura potrebbe simboleggiare che questo cerchio non è separato dal resto delle cose, ma fa parte di qualcosa di più grande. 
Alcuni lo chiamano"Il cerchio dell'Illuminazione". Altri lo definiscono il "Cerchio Infinito". Se si si traducono letteralmente i due ideogrammi Kanji che compongono la parola "Enso", si potrebbe leggere "Cerchio reciproco" o "Cerchio di vicinanza". Enso può semplicemente significare cose diverse per persone diverse, pertanto, si dovrebbe lasciare il significato che si percepisce.


Un giorno un samurai andò dal maestro spirituale Hakuin e chiese:
"Esiste un inferno? Esiste un paradiso? Se esistono da dove si entra?".
Era un semplice guerriero. I guerrieri sono privi di astuzia nelle mente.
I guerrieri conoscono solo due cose: la vita e la morte.
Il samurai non era venuto per imparare una dottrina, voleva sapere dov'erano le porte, per evitare l'inferno ed entrare in paradiso.
Hakuin chiese: "Chi sei tu?". Il guerriero rispose: "Sono un samurai".
In Giappone essere un samurai è motivo di grande orgoglio.
Significa essere un guerriero perfetto. Uno che non esiterebbe un attimo a dare la vita."Sono un grande guerriero, anche l'imperatore mi rispetta".
Hakuin rise e disse:"Tu, un samurai? Sembri un mendicante!"
L'uomo si sentì ferito nell'orgoglio. Sfoderò la spada, con l'intenzione di
uccidere Hakuin.
Il maestro rise: "Questa è la porta dell'inferno - disse - con questa spada, con questa collera, con questo ego, si apre quella porta".
Questo un guerriero lo può comprendere, così il samurai rinfoderò la spada...
e Hakuin disse: "Qui si apre la porta del paradiso".
L'inferno e il paradiso sono dentro di te. Entrambe le porte sono in te.
Quando ti comporti in modo inconsapevole, si apre la porta dell'inferno;
quando sei attento e consapevole, si apre la porta del paradiso.
La mente è sia paradiso che l'inferno, perchè la mente ha la capacità di
diventare sia l'uno che l'altro. Ma la gente continua a pensare che tutto esista in un luogo imprecisato all'esterno...

 per maggiori info:
 
Enso
"il Cerchio dell'Illuminazione"

arte del Buddhismo Zen 
 

Katori Shinto Ryu Seguro







 Sorpresa ! anche a Seguro esiste un corso di Katori Shinto Ryu dove si pratica anche Kashima Ryu, non è fantastico?
come può un amante di questa splendida arte non interessarsi ed andare a vedere?
é proprio vero quando si chiude una porta si apre un portone ( ... ) ;-)
Questa,diciamo,associazione,o per meglio dire associati,senza scopo di lucro,vogliono far conoscere questa nobile ed antica arte Giapponese e sono certamente più preparati di .... altri!questo è il sito   http://tantotantokeiko.wordpress.com/

 mentre in basso il sito di Seguro buona pratica a tutti


katoriStefano

domenica 9 febbraio 2014

piccolo pensiero per la sera



Non ragioniam di lor, ma guarda e passa è un celebre verso della Divina Commedia di Dante, diventato un modo di dire comune, sebbene con numerose varianti, uguali nel senso, ma storpiate nel testo (non ti curar di loro, non parliam di loro...).

Nel Canto III dell'Inferno, al verso 51, Virgilio, guida di Dante, sta descrivendo i cosiddetti "ignavi" (un'attribuzione – in realtà – mai usata da Dante ma nata in seno alla critica), cioè i vili, "coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo":



« Fama di loro il mondo esser non lassa;

misericordia e giustizia li sdegna:

non ragioniam di lor, ma guarda e passa. »


Dante, infatti, ha una pessima opinione di quelli che, per viltà, nella loro vita non si schierarono mai (oggi diremmo i "neutrali"), a differenza di lui il cui destino – si pensi solo alla condizione di esule – fu proprio segnato dall'aver abbracciato idee politiche. Egli li pone nell'Antinferno, una collocazione che permette che i dannati possano perfino sentirsi superiori a loro: i malvagi, almeno, hanno scelto una strada, hanno preso una posizione, seppur quella della perdizione.

Per questo fa pronunciare a Virgilio la sdegnosa frase: di loro, che nessuna traccia hanno lasciato nel mondo, non vale neppure la pena parlare.

Nel linguaggio comune questo modo di dire viene usato con un tono di biasimo, rivolgendolo a quelle persone per le quali non vale nemmeno la pena di sprecare parole di condanna: si deve solo andare oltre, soprassedendo in silenzio.

tratto da Wikipedia.


Oggi siamo sempre più "neutrali" pochi prendono una posizione netta vera sincera,cerchiamo sempre di tenere il piede in due scarpeper non scontentare nessuno?

Assumersi la responsabilità per le nostre azioni o i nostri pensieri diventa impossibile,un impresa quasi incredibile,non esistono amici,parenti o colleghi ciò che più importa è stare sempre dalla parte del più forte o presunto tale,dalla parte della personale convenienza. Però ci sentiamo tutti : forti Samurai,ligi e seri Religiosi,uomini o donne forti.

Che pena mi fate chiusi dentro la vostra corazza di falsità ed ipocrisia,mentre vi consumate l'anima.


giovedì 6 febbraio 2014

pensiero

quanto più la vita diventa dura e difficile,tanto più devo rafforzami nel corpo e nella mente

citazione


Se qui adesso ripenso al percorso della mia passione,
somigliavo ad un cieco senza paura del buio.
Akiko Yosano,da midaregami




martedì 4 febbraio 2014

un posto dove allenarmi con la katana

Evviva,ho trovato un posto dove potermi allenare con la mia Katana da solo certo ma in fondo non è molto diverso da quello che facevo prima,non invito nessuno perchè altrimenti qualcuno ;-)  mi ha promesso che mi viene a cercare,mi trova e mi rompe la faccia perchè non posso toccare i suoi allievi (che li abbia comprati) oss

lo spirito delle arti marziali

lo spirito del Karate, insegnamenti del Maestro Gichin Funakoshi

1.Il Karate comincia e finisce con il saluto.
2.Il Karate è mai attaccare per primi (Karate ni sente nashi),
3.Il Karate è rettitudine, riconoscenza, perseguire la via della giustizia
4.Il Karate è prima di tutto capire se stessi e poi gli altri
5.Nel Karate lo spirito viene prima; la tecnica è il fine ultimo
6.Il Karate è lealtà e spontaneità; sii sempre pronto a liberare la tua mente
7.Il Karate insegna che le avversità ci colpiscono quando si rinuncia
8.Il Karate non si vive solo nel dojo
9.Il Karate è per la vita
10.Lo spirito del Karate deve ispirare tutte le nostre azioni
11.Il Karate va tenuto vivo col fuoco dell'anima; è come l'acqua calda, necessita di calore costante o tornerà acqua fredda
12.Il Karate non è vincere, ma è l'idea di non perdere
13.La vittoria giace nella tua abilità di saper distinguere i punti vulnerabili da quelli invulnerabili
14.Concentrazione e rilassamento devono trovare posto al momento giusto; muoviti e asseconda il tuo avversario
15.Mani e piedi come spade
16.Pensare che tutto il mondo può esserti avversario
17.La guardia ai principianti, la posizione naturale agli esperti
18.Il kata è perfezione dello stile, la sua applicazione è altra cosa
19.Come l'arco, il praticante deve usare contrazione, espansione, velocità ed analogamente in armonia, rilassamento, concentrazione, lentezza
20.Fai tendere lo spirito al livello più alto

..... e questa è la teoria.....in realtà .... è tutta un altra storia,il vero spirito è: avere la palestra piena di praticanti,io sono il vostro Dio,non avrete altro Dio all'infuori di me,da quando entri nella mia palestra io sono il tuo signore e padrone,nessuno può avere idee al di fuori del maestro (la minuscola è d'obbligo) quello che io decido è Vangelo,io sono il migliore in assoluto e la mia meta è arrivare molto in alto facendoti credere che la mia umiltà me lo impedisce.
Povero Maestro Gichin Funakoshi credo si stia rivoltando nella tomba.
Ovviamente queste mie idee sono il frutto della mia esperienza ma sono pronto a ricredermi se qualcuno mi può dimostrare il contrario, ne sarei felice perchè fino a ieri,la pensavo diversamente,io credevo nel mio Maestro ne ero fiero ed orgoglioso di essere parte di quella palestra,purtroppomi sono accorto tardi di essere stato preso in giro,di essere stato usato.
Vabbè pazienza domani è un altro giorno ;-)

lunedì 3 febbraio 2014

decalogo del genitore utile al figlio e allo sport che pratica:

  Ecco un interessante articolo a cui molti dovrebbero attenersi ma in realtà restano solo delle belle parole con cui riempirsi la bocca restando completamente disattesi(nella maggioranza dei casi).
Un decalogo che vale,in realtà non solo per i genitori... o almeno così dovrebbe essere

Il genitore ideale — Al contrario, un'attività sportiva ben supportata dal mondo degli adulti e in particolare dalla famiglia diviene uno degli strumenti più validi per riuscire a fare crescere i propri figli in un ambiente sano, dove vi sono delle precise regole da rispettare e in cui diritti e doveri valgono in egual misura per tutti, in cui i ragazzi sono continuamente spronati a migliorarsi, a mettersi alla prova, a sacrificarsi, se necessario, in nome del collettivo, ad assumersi delle responsabilità. Affinché tutto ciò si trasformi in una esperienza positiva i genitori devono essere presenti, ma occupando sempre uno spazio adeguato, mostrando stima e appoggio nonostante errori e limiti, incoraggiando a competere sulla base delle reali capacità. 

1. Rispetta le regole, gli avversari, il ruolo dei tecnici e le decisioni arbitrali
2. Non sottolinea mai una gara mal riuscita, evitando nel modo più assoluto rimproveri e ricatti
3. Se il bambino è scarso e fa più fatica degli altri, deve fargli comprendere che ciò che davvero conta non è il risultato nell’immediato, ma il processo di crescita continuo nel tempo.
4. Deve dimostrarsi interessato alle competizioni del figlio, evidenziando i miglioramenti, ma senza porre indebite pressioni
5. Deve far sentire la propria presenza nei momenti di difficoltà, sdrammatizzando gli aspetti negativi e promuovendo quelli positivi
6. Incoraggia il figlio a migliorare, facendogli capire che saper perdere è più importante che saper vincere, perché nello sport, così come nella vita, il più delle volte non si vince, ma che dopo una caduta è solo necessario rialzarsi
7. Deve aiutare il figlio a stabilire tappe e obiettivi realistici e adeguati alle sue possibilità
8. Stimola la sua autonomia e indipendenza, evitando di essere onnipresente e di decidere sempre su tutto
9. Offre un sostegno illimitato, improntato sull’approvazione o su una critica sempre costruttiva
10. Non interferisce nelle scelte tecniche e nelle relazioni con gli altri componenti del gruppo.

Mabel Bocchi

un buon Maestro

Un buon Maestro :
Quando insegna non pensa alle gare
non vede differenze sociali e/o di sesso
non trascura la tecnica per evidenziare la scena
non mostra se stesso come un Dio ma come indicazione
Rispetta i propri allievi ed i propri maestri allo stesso modo
insegna il rispetto delle regole prima della tecnica
non dimentica mai di essere un allievo

Mmmhh in realtà non conosco molti Maestri che seguono queste semplici regole ... forse si riferisce esclusivamente a Maetsri Giapponesi che conoscono il valore dell'umiltà,le mie esperienze ultime mi hanno dimostrato esattamente il contrario ... peccato!