Il sole scende lentamente dietro la collina,colorando
tutto di rosso,i miei occhi stanchi si riempiono di luce mentre il vento mi accarezza
lieve. Ho vissuto una vita intera alla ricerca di qualcosa che non ho mai
trovato,ho tradito me stesso credendo in una vuota sete di successo,in qualcosa
che prometteva felicita’ lasciando solo l’amaro in bocca per cio’ che avrebbe
chiesto in cambio,ma questo lo avrei scoperto solo dopo.
Il sole continua a scendere lento,ma non trascina con se
la mia malinconia, il mio respiro si fa’ affannoso il mio corpo e’ scosso da un
leggero fremito,invisibili catene mi stringono i polsi da cosi’ tanti anni che sono
oramai parte di me,mi accompagnano nella vita e sono entrate in me, fanno parte
di me.
Il sole scende,triste e disperato,in una lenta agonia come
una nave che affonda nel mare in tempesta incapace persino di gridare la sua
disperazione,mentre l’acqua del mare penetra in lei inondando ogni sua piu’
intima parte portandola negli abissi bui e silenziosi.
Sotto il salice aspetto non so’ cosa o chi ma aspetto
muto,angosciato i polmoni stretti in una morsa e lo stomaco in subbuglio,la
bocca asciutta,le mani tremanti la testa mi gira, come i pensieri che roteano
all’impazzata come una trottola impazzita.
Un vecchio mi si avvicina silenzioso strascicando le gambe
storte e magre, i suoi pochi capelli bianchi si allungano intorno ad un viso
scarno e rugoso, dove due occhietti piccoli e chiari sembrano sperdersi .
Il vecchio si ferma ad un passo da me, mi fissa con aria
inquieta il suo sguardo sembra trapassarmi come se volesse tuffarsi nella mia
anima per afferrare ogni cosa di me ,tace pensoso ed assorto, le sue mani
accarezzano il mento ossuto e spigoloso piega la testa continuando a fissarmi,
io non riesco a nascondere il mio turbamento ma non riesco a sostenere quegli
occhietti piccoli e chiari che sembrano rubarmi l’anima.
Un titubante “Salve”mi scivola involontario dalle labbra,
alzo lo sguardo cercando di scrutarlo senza fissarlo negli occhietti chiari,
con movimenti lenti si siede al mio fianco senza mai distogliere il suo sguardo
da me, poi, con voce quieta risponde al mio saluto, la sua mano si appoggia sulla
spalla una mano spigolosa ma forte “e’ da un po’ che ti osservo” aggiunge
mentre un largo sorriso illumina il suo vecchio volto, a quel punto gli
occhietti sembrano addolcirsi.
“Mi sembri molto avvilito e questo tuo stato d’animo e’
fuori posto qui’! sei una nota stonata in una melodia meravigliosa una nuvola
di pioggia in un cielo di sole”
lo guardai con stupore poi, riportando lo sguardo verso il
sole che tramontava, gli dissi con voce sommessa “vedi, il sole muore dietro
quella collina, e porta con se’ la mia vita, e’ come se io morissi con lui. Ho
rivisto la mia vita e mi sono accorto di quello che sono e di quello che ho
fatto, io che avevo grandi progetti ed ambizioni arrivato alla mia eta’,cosa mi
succede? Mi volto indietro… e mi accorgo che non ho fatto niente o meglio, ho
visto l’inutilita’ di cio’ che ho fatto. Credevo nel mio lavoro, una bella
casa, bei vestiti, soldi, una bella macchina, una moglie e perche’ no,dei
figli, “ mentre parlavo provavo una sensazione che non avevo mai avuto modo di provare,
come una dolce marea che saliva dal fondo dei miei piedi su’ fino allo stomaco
per spingersi, sfiorando delicatamente ogni fibra del mio corpo, distendendosi
dentro il petto per poi, con infinita dolcezza e violenza, esplodere dentro la
mia testa.
“Vedi, mi sento cosi’! come quel sole che muore dietro la
collina scende lentamente e tristemente sprofondato in una malinconia che mi
avvolge come tra le spire di un pitone che tenta di soffocarmi” il vecchio mi
scruto’ con aria assorta e contrita poi aggiunse”Mi spiace sentirti parlare in
questo modo, il tuo cuore e’ triste e pesante come un macigno,ma cio’ che dici
e’ solo un modo di vedere la vita.”
Rimasi stupito da cio’ che il vecchio disse, sembrava
conoscermi nel profondo e riusciva a capire cio’ che sentivo come se lo
sentisse lui stesso,o almeno questo era cio’ che sembrava,anche se
,naturalmente, il mio cervello rifiutava tutto cio’ che non si poteva
comprendere appieno. “cosa vuoi dire ?” dissi io fissandolo dritto negli occhi,
lui continuo’ “tu dici che ti senti come quel sole,giusto?” lo guardavo
cercando di cogliere cio’ che diceva ma ero troppo coinvolto per riuscire ad
afferrare cio che intendeva,mi sentivo come un bambino che ascolta la lezione a
scuola, lui continuo’” devi riuscire a vedere le cose da altri punti di
vista,per cogliere la vita e cio’ che ci riserva,il sole non sta’ morendo come
tu dici, ma sta’ sorgendo dall’altra parte del mondo.Lui non e’ malinconico
come te, ma felice perche’ e’ consapevole che sta’ per portare gioia a tante
altre persone e poi…domani sara’ ancora qui’.”
Le parole del vecchio non mi davano sollievo, la mente
torno’ indietro nel tempo scavalcando le colline della memoria,attraversando i
mari del tempo trascorso e dimenticato ed il peso dei miei sensi di colpa
sopiti nell’oblio della coscienza mi premevano sul petto,che, come stretto in
una morsa invisibile mi toglieva il fiato, non avevo mai provato nella mia vita
delle emozioni cosi’ prepotenti come in questo momento, come se la mia
coscienza si fosse improvvisamente svegliata da un sonno profondo,riportando a
galla sentimenti che non credevo di possedere.
Il sole scendeva dietro la collina, portandomi con se,
ricordo il mio incontro con la morte, in quella stanza vuota e fredda, un corpo
inerme steso su un tavolo il viso un tempo sorridente e felice,ora freddo e
bianco,ricordo il mio ultimo bacio sul viso gelido ,un gelo innaturale che
fermava il sangue nelle vene un freddo che dava una stretta al cuore ma nel
contempo bloccando il fiato nei polmoni stendeva la pietosa mano della morte su
tutti noi ricordandoci il nostro stato. Ricordo la mia mano che si stringeva
alla sua sotto il lenzuolo che invano tentava di coprire i nostri sentimenti,
una sensazione tremenda d’angoscia e di dolore che andava al di la’ della umana
comprensione, ricordo…si, ricordo anche come in fretta si ci si e’ dimenticato
tutto.
Sentivo lo sguardo del vecchio su di me, i suoi occhietti
chiari che mi accarezzavano e la sua voce che cullava la mia malinconia, alzai
lo sguardo su di lui fissandolo negli occhietti e gli dissi “ cos’ho fatto
della mia vita? “ un sorriso dolce apri un varco nel mio cuore mentre le sue
mani si posavano sulle mie spalle “hai fatto cio’ che hai potuto,chi sei tu per
giudicare ? chi sei tu per dare di giudizi sulla vita?” le sue parole mi
sembravano incomprensibili e lacerato dai miei sensi di colpa risposi ” non ho
mai detto a mia sorella , ti voglio bene , non ho mai detto a mia fratello ti
voglio bene, “ le sue mani si strinsero sulle mie spalle mentre rispondeva “ …
e non ti sei mai detto MI voglio bene, hai passato la tua vita nel dolore e nel
pentimento hai combattuto contro tutti e tutto,persino te stesso, hai dato
valore a cose inutili ed hai dato valore alla vita ed alla morte.”
“Io non capisco”dissi con voce sommessa “nessuno ti ha mai
chiesto di essere il migliore, nessuno ti ha mai chiesto di essere il piu’
bravo nessuno ti ha mai chiesto di essere diverso da quello che sei…cioe’ un
uomo, un uomo con i suoi pregi e i suoi difetti un uomo che accoglie la vita
con semplicita’ e amore consapevole dei suoi limiti,tu questo lo hai fatto!”.
Il sole scendeva dietro la collina ed il cielo si colorava
di rosso , alcune nuvole avevano fatto capolino sulle noste teste dando altri
colori al paesaggio che si stendeva sotto e sopra di noi, le mie mani
sembravano sudate e nervosamente si stropicciavano nel tentativo di scacciare
questo tormento che albergava nel mio cuore, la mia mente ancora vagava su
viottoli di campagna che mi conducevano tra i ricordi della mia vita tormentata,
si soffermo’ su un ricordo curioso che non credevo neanche di possedere quando
una sera rincasando con la mia macchina ero fermo in coda e alzando lo sguardo
verso l’alto vidi le luci di un palazzo accese, fissai lo sguardo con
insistenza in direzione di un finestra sforzandomi di entrare in quella casa
con la prepotenza della curiosita’ vidi il lampadario appeso i mobili della
cucina,un arredamento modesto ma decoroso una donna che si affannava sulla
cucina dei bambini che si rincorrevano mentre il padre assorto dalla lettura di
un giornale chiudeva il quadretto familiare , che buffo , cosa significa, mi
domandai, questo ricordo? Che forse la mia interna ricerca della normalita’
cercasse di attingere altrove cio’ che avevo vicino? Oppure era l’ideale di
cio’ che anelavo ma credevo fosse possibile solo agli altri? O forse era il mio
modo di sentirmi grande.
Il vecchio restava al mio fianco come sorvegliasse i miei
pensieri , dandomi un po’ di calore e benevolenza , all’improvviso il vecchio
si alzo’ restai a fissarlo mentre stendeva le sue fragili membra, un sottile
sbadiglio usci’ dalla sua bocca ed i suoi occhietti per un attimo si schiusero
ed io mi sentii’ sperso come se un vecchio amico volesse inaspettatamente
abbandonarmi, lui, come sentisse il mio disagio mi disse”non temere, voglio
solo sgranchire le mie vecchie e stanche membra, restero’ qui il tempo che
vorrai.” Rincuorato dalla sua parola abbandonai il capo tra le gambe
permettendo alla mia angoscia di impadronirsi di me, il sole scendeva dietro la
collina ed un leggero vento mi carezzava i capelli radi alzai la testa dritto
verso il vento come sfidandolo, mi voltai e vidi il vecchio che mi guardava
sorridente con le braccia conserte diritto nel vento, dietro al vecchio mio
fratello con sguardo afflitto abbracciava sua moglie, mia moglie, stretta ai
nostri figli stendeva un fiore sulla mia lapide, un velo di sconsolata
tristezza copriva tutti noi mi avvicinai mesto e silenzioso mi inginocchiai e
fissai la mia fotografia che mi fissava sorridente, chissa’ cosa avevo da
sorridere poi?, mi voltai e li vidi tutti avviliti chiusi nei loro cappotti con
gli occhi gonfi e le gote rosse, li fissai negli occhi uno per uno finalmente
riuscivo a capire, riuscivo a leggere nei loro cuori, ma forse ero semplicemente
io che avevo aperto il mio cuore all’amore.
Il vecchio mi si avvicino’ e come se avesse letto dentro
di me disse”non e’ troppo tardi,non e’ mai troppo tardi . avrai il tempo di
comunicare a tutti loro il tuo amore , ma ora se vuoi ti accompagno verso la
tua nuova vita.”
Il sole e’ sceso dietro la collina e le nuvole giunte
sopra di noi lasciano cadere una leggera pioggerellina, sono le mie lacrime che
parlano d’amore, di un amore che ho sempre rinchiuso dentro lo scrigno del mio cuore e che non ho
mai voluto rendere partecipe nessuno,ed ora…lo porto con me, nel mio cuore,
perche’ nessuno e’ piu’ in grado di sentirlo.