Gli otto passi dello Yoga (Astanga-Yoga)
Secondo il Rishi Patanjali lo Yoga ha otto passi, che egli nel 29.Yogasutra descrive come segue:
yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana, samadhayo stav angani!
1. Yama: è il controllo assoluto in relazione alle cinque seguenti regole:
Non violenza (ahimsa): non ferire né uccidere fisicamente o mentalmente esseri viventi, poiché chi ferisco? È il mio stesso spirito.
Amore per la verità (satya): non dire menzogne, non trasmettere false informazioni, non testimoniare il falso, poiché a chi mento? Al mio stesso spirito.
Non rubare (asteya): non rubare niente, non essere avido. A chi ruberei? Le mie stesse cose non le posso rubare. Lo stesso spirito è in tutto. Quando la consapevolezza si è sviluppata in modo da riconoscere che lo stesso spirito vive in tutto, allora nessuno potrà più essere ferito, a nessuno potrà più essere mentito e a nessuno potrà più essere rubato.
Continenza (brahmacarya): controllo sui rapporti sessuali, sui pensieri collegati a cose sessuali e sul toccare. Non si dovrebbe né guardare film pornografici né leggere libri pornografici. Quando qualcuno sente, nella sua (limitata) attività sessuale, l’unità con atma, allora esercita la continenza.
Non possessività (aparigraha): non accumulare agiatezza, non approvare la corruzione, non conservare regali di lusso.
2. Niyama: è regolazione o disciplina in relazione alle cinque seguenti regole:
Purezza (sauca): purezza fisica e mentale. Si dovrebbero accettare tutti i pensieri, buoni e cattivi. Essi arrivano da Dio per rendere l’uomo più perseverante.
Soddisfazione (samtosa): essere sempre felici e liberi da desideri terreni, accettare tutti i desideri come provenienti da atma.
Autodisciplina (tapas): sobrietà, regolarità e costanza nel cammino spirituale.
Autoapprendimento (svadhyaya): studio della fisiologia, della psicologia, della filosofia e dello spirito (atma), che ci dà pura conoscenza e ci conduce alla liberazione.
Dedizione a Dio (isvara pranidhanani): fede, amore, lealtà, dedizione e sottomissione a Dio.
3. Asana: sono esercizi o posture fisiche:
Nell’esercizio di ogni nostra azione necessitiamo di un corpo solido e resistente e di uno stato mentale equilibrato. Con la pratica delle asana, malattie fisiche e malattie mentali come preoccupazioni, paure, depressioni e tensioni possono essere rimosse, e può essere ristabilito il corretto ordine fisico e mentale. Siamo in grado di conservare la nostra salute, di eseguire ogni azione e di meditare.
4. Pranayama: o energia cosmica
Vita è respiro e respiro è vita. Ogni creatura vivente dipende dal respiro. Esso inizia al momento del concepimento, mentre la vita termina con l’esalazione dell’ultimo respiro. La corretta respirazione ha un eminente significato per tutti, in ogni sfera vitale, poiché respiro, corpo e mente si trovano in reciproca relazione.
Nel 49.yogasutra Patanjali spiega pranayama nel seguente modo:
tasmin sati svasa-prasvasayor gati-vicchedah pranayamah|
Il significato dell’intero sutra suona: quando ci si è rafforzati in questo (le asana), ha luogo pranayama. Ciò è il controllo del respiro tramite l’interruzione dell’inspirazione e dell’espirazione. Dopo aver allenato bene le asana, inizia il controllo sul prana
5. Pratyahara: o ritiro dei sensi
Pratyahara è la tecnica o la via attraverso la quale i sensi con i propri oggetti non vengono più a contatto e vengono ritirati nella sostanza mentale. Pratyahara è possibile solo quando la mente viene controllata. Poiché solo la mente può controllare i sensi. Quando il sadhaka (l’aspirante, colui che pratica sadhana) ha raggiunto la consapevolezza e sa che atma esiste ovunque, allora egli controlla automaticamente anche la mente. Il sadhaka dovrebbe dunque, in ogni momento, provare a sentire l’unità con atma. Gli esercizi di pranayama sono pure utili, poiché anche attraverso di essi viene temporaneamente controllata la mente, e risulta quindi più facile sentire l’unità con atma.
6. Dharana: o concentrazione
Dharana è il fermare la materia mentale su un oggetto esteriore o su uno interiore. Concentrazione sulla punta del naso, nel punto tra le sopracciglia, sul cuore, su determinati centri nervosi nella colonna vertebrale (chakra), sul sole, sulla luna oppure su qualsiasi altro oggetto, viene detto dharana. Dietro questi posti o oggetti dovrebbe essere percepita la presenza di atma.
7. Dhyana: o meditazione
Nello stato di dhyana (meditazione) la percezione è rivolta ininterrottamente verso un posto. Quando la corrente della percezione scorre ininterrotta e la sostanza mentale è orientata completamente e continuamente su un oggetto, questo viene chiamato dhyana. Nello stato di dhyana la mente si è unita con il tranquillo prana.
Esistono due diversi tipi di dhyana: sakara (meditazione con forma) e nirakara (meditazione senza forma). Meditazione con forma consiste nell'immaginarsi un oggetto oppure un'immagine. Meditazione senza forma consiste nel pensare alla qualità, all'attività e alla beatitudine di atma, di paramatma o di Dio.
8. Samadhi: o unità coscienziale o illuminazione
Samadhi viene chiamata la meditazione durante la quale, nella consapevolezza, esiste solo l’oggetto della meditazione, e la consapevolezza riluce della sua stessa forma di per se stessa vuota.
Samadhi è dunque lo stato in cui esiste solo la consapevolezza dello spirito e non rimangono altre cose.
La Dattatreya Samhita (una scrittura sullo yoga) descrive questo stato nel seguente modo: L’armonia o l’equilibrio dello spirito divino individuale e dello spirito divino universale è samadhi.
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