non è forte colui che non cade mai,ma colui che cadendo trova la forza per rialzarsi
martedì 31 dicembre 2013
SAGGEZZA GENOVESE per finire l'anno con un sorriso
Circa un mese fa, un
genovese è entrato in una banca di New York e ha
chiesto di parlare con un impiegato addetto ai prestiti, dicendo di doversi
chiesto di parlare con un impiegato addetto ai prestiti, dicendo di doversi
recare a Genova per
un mese e che aveva bisogno di un prestito di 5 mila
dollari.
Il funzionario
ovviamente gli ha comunicato che la banca richiede alcune forme di
garanzia per concedere un prestito.Così il genovese ha tirato fuori le chiavi
di una Ferrari che era parcheggiata
in strada di fronte
alla banca.
Il genovese consegna
anche il libretto di circolazione e i documenti dell'assicurazione.Il
funzionario accetta di ricevere l'auto come garanzia collaterale del
prestito.
Il direttore della
banca e i suoi funzionari si fanno quattro risate alle spalle di
un genovese che utilizza una Ferrari da 250 mila dollari come garanzia di
un prestitodi 5 mila dollari.Un impiegato della banca si mette alla guida
della Ferrari e la parcheggia nel garage sotterraneo della
banca.
Quattro settimane
più tardi il genovese ritorna in banca, restituisce i 5 mila dollari e paga
gli interessi pari a 15 dollari e 41 centesimi.
Il solito
funzionario gli chiede: "Gentile Signore, siamo veramente lieti per averla
avuta come cliente e questa operazione è andata molto bene. Però, ci deve
scusare: siamo un po' confusi. Abbiamo assunto qualche informazionesul
suo conto e ci siamo resi conto che lei è un miliardario.Quello che ci
chiediamo è perché lei si sia dato la pena di chiedere un prestito per 5 mila
dollari.
"La risposta del
genovese non si è fatta attendere:"Secondo lei dove posso trovare a New York
un posto dove parcheggiare per un mese la mia Ferrari per 15 dollari e 41
centesimi e sperare di ritrovarla al mio ritorno?”
martedì 24 dicembre 2013
domenica 22 dicembre 2013
sabato 21 dicembre 2013
racconto zen
Due monaci camminavano, un giorno, quando giunsero a un fiume dove una giovine donna era in attesa, nella speranza che qualcuno l'aiutasse a traversarlo.
Senza esitare, uno dei monaci la sollevò in braccio e la portò attraverso il fiume, deponendola sana e salva sull'altra riva.
I due monaci ripresero il cammino, e dopo qualche tempo il secondo non riuscì a trattenersi e disse al primo:
"Sai che non ci è consentito toccare donna. Perchè hai portato quella donna oltre il fiume?"
Il primo monaco replicò:
"Mettila giù. Io l'ho già fatto due ore fa."
katori shinto ryu a cornaredo
questo è il sito della unica palestra in Cornaredo dove si pratica davvero bene con un ottimo Maestro di Katori Shinto Ryu e di Aikido,dove l'arte marziale è al centro dell'interesse http://dojofudoshin.wordpress.com/
arti marziali.....che delusione!
Già il codice comportamentale del Bushido ("la via etico-spirituale del guerriero" - shin = spirito)
ci dà un'idea dello spirito del guerriero attraverso i sette principi: Gi: Onestà e Giustizia.
Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle
altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e
della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Yu: Eroico Coraggio
Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.
Jin: Compassione
L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una.
Rei: Gentile Cortesia
I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini.
Makoto: Cuore puro - Completa Sincerità
Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.
Meiyo: Onore
Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
Chugi: Dovere e Lealtà
Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.
Si può pertanto individuare quali caratteristiche certe debbano perseguire le discipline moderne per rientrare nel mondo del Budo, si può più facilmente definire quello che non devono certamente essere, tra queste due estremità esiste un mare di altre caratteristiche.
Ciò che determina essenzialmente l'indirizzo (Do) che si deve seguire è proprio nei principi fondamentali, inequivocabili, della disciplina che si pratica e che, per caratteristiche, appartenga al mondo del Budo.
Ma quando un "maestro" (la minuscola è d'obbligo) perde la "VIA" quando il codice etico viene "dimenticato" davanti a chi ci troviamo ?
nella mia sia pur breve esperienza nelle arti marziali,ho avuto la triste esperienza di conoscere fin troppo "maestri"che avevano evidentemente perso la "Via" ma non avevano l'umiltà di riconoscerlo.
Noi occidentali,evidentemente,siamo troppo legati da interessi economici per poterci aprire completamente alle arti e pensieri orientali,rari sono i Maestri troppi i maestri che si credono tali.
Quando ci si crede di essere su un piano superiore non possiediamo l'umiltà necessaria per porci di fronte agli allievi come dei veri Maestri e non ci si accorge che umiliare un allievo non serve a nulla salvo poi indispettirci quando l'allievo se ne và.
Insegnare significa lasciare un segno, non sono le nozioni o le tecniche semplici,chiunque le può insegnare, ma donare ai propri allievi qualcosa di più qualcosa di più profondo che segna il cuore lo spirito di chi si appresta ad imparare.
Purtroppo la mia esperienza mi ha insegnato invece che conta solo il denaro,la gloria personale di questi pseudo-maestri che hanno smarrito la "Via" e credono che una palestra piena o la pubblicazione di un libretto gli dia la possibilità di sentirsi dei "Maestri" in realtà sono solo degli abili manager ben lontani dal vero significato della parola stessa.
Quando poi questi stessi maestri arrivano a minacciare fisicamente per telefono i propri allievi solo perchè hanno avuto l'ardire di invitare ad uno stage quelli che erroneamente vengono definiti "i miei allievi" credo che abbiamo proprio toccato il fondo. Invece no si può andare oltre insultando,offendendo e minacciando ulteriormente l'allievo per i suoi problemi personali.
Beh da questi personaggi non voglio imparare nulla e come praticante d'arti marziali mi sento indignato.
A mio parere pochi sono i veri Maestri molto pochi ed è per questa ragione che mi sono ritirato da questo mondo ipocrita che si riempie la bocca di belle parole ma non è poi capace di metterle in pratica,che vanta differenze con gli altri sport ma che al lato pratico non se ne discosta,io ci avevo creduto e ci ho sbattuto il naso ..... peccato!
Yu: Eroico Coraggio
Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.
Jin: Compassione
L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una.
Rei: Gentile Cortesia
I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini.
Makoto: Cuore puro - Completa Sincerità
Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.
Meiyo: Onore
Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
Chugi: Dovere e Lealtà
Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.
Si può pertanto individuare quali caratteristiche certe debbano perseguire le discipline moderne per rientrare nel mondo del Budo, si può più facilmente definire quello che non devono certamente essere, tra queste due estremità esiste un mare di altre caratteristiche.
Ciò che determina essenzialmente l'indirizzo (Do) che si deve seguire è proprio nei principi fondamentali, inequivocabili, della disciplina che si pratica e che, per caratteristiche, appartenga al mondo del Budo.
Ma quando un "maestro" (la minuscola è d'obbligo) perde la "VIA" quando il codice etico viene "dimenticato" davanti a chi ci troviamo ?
nella mia sia pur breve esperienza nelle arti marziali,ho avuto la triste esperienza di conoscere fin troppo "maestri"che avevano evidentemente perso la "Via" ma non avevano l'umiltà di riconoscerlo.
Noi occidentali,evidentemente,siamo troppo legati da interessi economici per poterci aprire completamente alle arti e pensieri orientali,rari sono i Maestri troppi i maestri che si credono tali.
Quando ci si crede di essere su un piano superiore non possiediamo l'umiltà necessaria per porci di fronte agli allievi come dei veri Maestri e non ci si accorge che umiliare un allievo non serve a nulla salvo poi indispettirci quando l'allievo se ne và.
Insegnare significa lasciare un segno, non sono le nozioni o le tecniche semplici,chiunque le può insegnare, ma donare ai propri allievi qualcosa di più qualcosa di più profondo che segna il cuore lo spirito di chi si appresta ad imparare.
Purtroppo la mia esperienza mi ha insegnato invece che conta solo il denaro,la gloria personale di questi pseudo-maestri che hanno smarrito la "Via" e credono che una palestra piena o la pubblicazione di un libretto gli dia la possibilità di sentirsi dei "Maestri" in realtà sono solo degli abili manager ben lontani dal vero significato della parola stessa.
Quando poi questi stessi maestri arrivano a minacciare fisicamente per telefono i propri allievi solo perchè hanno avuto l'ardire di invitare ad uno stage quelli che erroneamente vengono definiti "i miei allievi" credo che abbiamo proprio toccato il fondo. Invece no si può andare oltre insultando,offendendo e minacciando ulteriormente l'allievo per i suoi problemi personali.
Beh da questi personaggi non voglio imparare nulla e come praticante d'arti marziali mi sento indignato.
A mio parere pochi sono i veri Maestri molto pochi ed è per questa ragione che mi sono ritirato da questo mondo ipocrita che si riempie la bocca di belle parole ma non è poi capace di metterle in pratica,che vanta differenze con gli altri sport ma che al lato pratico non se ne discosta,io ci avevo creduto e ci ho sbattuto il naso ..... peccato!
sabato 23 novembre 2013
la cattiveria
Se facciamo del male a qualcuno non sentiamo il male che portiamo dentro di noi,se danneggiamo qualcuno non ci accorgiamo del poco che valiamo nascondiamo le nostre insicurezze e paure dietro ad atteggiamenti aggressivi e malvagi così anzichè crescere e migliorare la nostra stessa incapacità cerca di trascinare nell'abisso del nostro cuore chiunque ci stia attorno e non sia come noi.
C'è chi si atteggia a maestro di vita ma non si accorge che non riesce a vivere la sua stessa vita c'è chi si mostra forte ma non si accorge che lo è solo con chi è più debole altrimenti non potrebbe esserlo.
Preghiamo per queste anime deboli che riescano a trovare la vera Via,preghiamo per queste povere anime perchè ne hanno davvero bisogno
mercoledì 13 novembre 2013
cosa sei? carota,uovo o chicco di caffè?
Una figlia si lamentava con suo padre circa la sua vita e di come le
cose le risultavano tanto difficili. Non sapeva come fare per proseguire
e credeva di darsi per vinta. Era stanca di lottare. Sembrava che
quando risolveva un problema, ne apparisse un altro.
Suo padre, uno chef di cucina, la portò al suo posto di lavoro. Lì riempì tre pentole con acqua e le pose sul fuoco. Quando l’acqua delle tre pentole stava bollendo, in una collocò alcune carote, in un’altra collocò delle uova e nell’ultima collocò dei grani di caffè.
Lasciò bollire l’acqua senza dire parola. La figlia aspettò impazientemente, domandandosi cosa stesse facendo il padre…Dopo venti minuti il padre spense il fuoco. Tirò fuori le carote e le collocò in un piatto. Tirò fuori le uova e le collocò in un altro piatto. Finalmente, colò il caffè e lo mise in una scodella. Guardando sua figlia le disse: “Cara figlia mia, carote, uova o caffè?”La fece avvicinare e le chiese di toccare le carote, ella lo fece e notò che erano soffici; dopo le chiese di prendere un uovo e di romperlo, mentre lo tirava fuori dal guscio, osservò l’uovo sodo.
Dopo le chiese di provare a bere il caffè, ella sorrise mentre godeva del suo ricco aroma. Umilmente la figlia domandò: “Cosa significa questo, padre?”Egli le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, “l’acqua bollente”, ma avevano reagito in maniera differente.La carota era arrivata all’acqua forte, dura, superba; ma dopo essere stata nell’acqua, bollendo era diventata debole, facile da disfare.L’uovo era arrivato all’acqua fragile, il suo guscio fine proteggeva il suo interno molle, ma dopo essere stato in acqua, bollendo, il suo interno si era indurito.Invece, i grani di caffè, erano unici: dopo essere stati in acqua, bollendo, avevano cambiato l’acqua.“Quale sei tu figlia?” le disse.“Quando l’avversità suona alla tua porta; come rispondi?
Sei una carota che sembra forte ma quando i problemi ed il dolore ti toccano, diventi debole e perdi la tua forza?
Sei un uovo che comincia con un cuore malleabile e buono di spirito, ma che dopo una morte, una separazione, un licenziamento, un ostacolo durante il tragitto, diventa duro e rigido? Esternamente ti vedi uguale, ma dentro sei amareggiata ed aspra, con uno spirito ed un cuore indurito?
O sei come un chicco di caffè?Il caffè cambia l’acqua, l’elemento che gli causa dolore. Quando l’acqua arriva al punto di ebollizione il caffè raggiunge il suo migliore sapore.
Se sei come il chicco di caffè, quando le cose si mettono peggio, tu reagisci in forma positiva, senza lasciarti vincere, e fai si che le cose che ti succedono migliorino, che esista sempre una luce che, davanti all’avversità, illumini la tua strada e quella della gente che ti circonda”.
Per questo motivo non mancare mai di diffondere con la tua forza e la tua positività come il “dolce aroma del caffè”.
Le persone più serene e felici non sono quelle a cui tutto va bene, ma quelle che sanno prendersi il meglio della vita, nonostante tutto. Figlia mia, possa tu avere abbastanza gioia da renderti dolce, abbastanza prove da renderti forte e abbastanza speranza da renderti felice. Quando ti senti male e le difficoltà della vita ti sembrano enormi, cerca di salire ad un altro livello e l’acqua bollente si trasformerà in un caffè fragrante e profumato.
Suo padre, uno chef di cucina, la portò al suo posto di lavoro. Lì riempì tre pentole con acqua e le pose sul fuoco. Quando l’acqua delle tre pentole stava bollendo, in una collocò alcune carote, in un’altra collocò delle uova e nell’ultima collocò dei grani di caffè.
Lasciò bollire l’acqua senza dire parola. La figlia aspettò impazientemente, domandandosi cosa stesse facendo il padre…Dopo venti minuti il padre spense il fuoco. Tirò fuori le carote e le collocò in un piatto. Tirò fuori le uova e le collocò in un altro piatto. Finalmente, colò il caffè e lo mise in una scodella. Guardando sua figlia le disse: “Cara figlia mia, carote, uova o caffè?”La fece avvicinare e le chiese di toccare le carote, ella lo fece e notò che erano soffici; dopo le chiese di prendere un uovo e di romperlo, mentre lo tirava fuori dal guscio, osservò l’uovo sodo.
Dopo le chiese di provare a bere il caffè, ella sorrise mentre godeva del suo ricco aroma. Umilmente la figlia domandò: “Cosa significa questo, padre?”Egli le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, “l’acqua bollente”, ma avevano reagito in maniera differente.La carota era arrivata all’acqua forte, dura, superba; ma dopo essere stata nell’acqua, bollendo era diventata debole, facile da disfare.L’uovo era arrivato all’acqua fragile, il suo guscio fine proteggeva il suo interno molle, ma dopo essere stato in acqua, bollendo, il suo interno si era indurito.Invece, i grani di caffè, erano unici: dopo essere stati in acqua, bollendo, avevano cambiato l’acqua.“Quale sei tu figlia?” le disse.“Quando l’avversità suona alla tua porta; come rispondi?
Sei una carota che sembra forte ma quando i problemi ed il dolore ti toccano, diventi debole e perdi la tua forza?
Sei un uovo che comincia con un cuore malleabile e buono di spirito, ma che dopo una morte, una separazione, un licenziamento, un ostacolo durante il tragitto, diventa duro e rigido? Esternamente ti vedi uguale, ma dentro sei amareggiata ed aspra, con uno spirito ed un cuore indurito?
O sei come un chicco di caffè?Il caffè cambia l’acqua, l’elemento che gli causa dolore. Quando l’acqua arriva al punto di ebollizione il caffè raggiunge il suo migliore sapore.
Se sei come il chicco di caffè, quando le cose si mettono peggio, tu reagisci in forma positiva, senza lasciarti vincere, e fai si che le cose che ti succedono migliorino, che esista sempre una luce che, davanti all’avversità, illumini la tua strada e quella della gente che ti circonda”.
Per questo motivo non mancare mai di diffondere con la tua forza e la tua positività come il “dolce aroma del caffè”.
Le persone più serene e felici non sono quelle a cui tutto va bene, ma quelle che sanno prendersi il meglio della vita, nonostante tutto. Figlia mia, possa tu avere abbastanza gioia da renderti dolce, abbastanza prove da renderti forte e abbastanza speranza da renderti felice. Quando ti senti male e le difficoltà della vita ti sembrano enormi, cerca di salire ad un altro livello e l’acqua bollente si trasformerà in un caffè fragrante e profumato.
domenica 22 settembre 2013
lunedì 16 settembre 2013
sabato 27 luglio 2013
giovedì 6 giugno 2013
mercoledì 5 giugno 2013
L'invidia
Quante azioni vengono fatte solo per invidia....e magari non ce ne si accorge neppure! curioso no??!
martedì 4 giugno 2013
Storia zen
Ti sei svegliato prima dell'alba, ma il tuo nemico non l'hai trovato. Quando il sole era basso hai attraversato tutta la pianura, ma il tuo nemico non l'hai trovato. Mentre il sole era alto nel cielo hai cercato tra le piante di tutta la foresta,
ma il tuo nemico non l'hai trovato. Il sole era rosso nel cielo mentre tu cercavi sulla cima di tutte le colline, ma il tuo nemico non l'hai trovato. Ora sei stanco e ti riposi sulla riva di un ruscello, guardi nell'acqua ed ecco il tuo nemico: l'hai trovato.
ma il tuo nemico non l'hai trovato. Il sole era rosso nel cielo mentre tu cercavi sulla cima di tutte le colline, ma il tuo nemico non l'hai trovato. Ora sei stanco e ti riposi sulla riva di un ruscello, guardi nell'acqua ed ecco il tuo nemico: l'hai trovato.
venerdì 24 maggio 2013
domenica 7 aprile 2013
Momenti di riflessione
Venti
anni fa, lavoravo come tassista per mantenermi. Una notte, dopo una
chiamata, alle 2:30 AM, sono arrivato davanti ad un edificio buio…
tranne una piccola luce che s’intravedeva da una finestra al piano
terra ... In tali circostanze, molti avrebbero solo suonato il clacson
una o due volte , attendere un minuto e poi se ne saranno
andati via. Ma ho visto troppe persone che dipendevano del taxi come
loro unico mezzo di trasporto. Se non mi sembrava un pericolo, io andavo
e citofonavo. Così sono andato a bussare alla porta - "Un momento,"
rispose una voce fragile che sembrava di una persona anziana. Ho sentito
che trascinava qualcosa sul pavimento. Dopo una lunga pausa, la porta
si aprì. Una piccola donna, più o meno 80enne si presentò davanti a me.
Indossava un abito colorato e un grande cappello con il nastro di
velluto appuntate su di esso, come una donna in un film anni '40. Vicino
aveva una piccola valigetta in plastica. L'appartamento sembrava come
se nessuno avrebbe vissuto per anni. Tutti i mobili erano coperti con
delle lenzuola. Non c’era nemmeno un orologio, o soprammobile o utensili
sugli scaffali. In un angolo c'era un quadro di cartone pieno di foto,
protetto da un vetro.
- Può portare il mio bagaglio in macchina? disse lei
Ho messo la valigia in macchina e poi sono tornato per accompagnare la donna. Mi prese per un braccio e ci incamminammo lentamente verso la macchina. Ha continuato a ringraziarmi per la gentilezza.
- Niente di che, ho risposto. Cerco di trattare i miei clienti nel modo in cui vorrei che fosse trattata mia madre.
- Oh, sei un ragazzo così buono! ha detto.
Quando sono entrato la macchina, mi ha dato un indirizzo e mi ha chiesto:
- Potrebbe guidare attraverso il centro?
- Non è la via più breve, risposi in fretta.
- Oh, non importa, disse lei. Non ho fretta. Sto andando in un centro anziani ...
Ho guardato nello specchietto retrovisore. I suoi occhi brillavano ....
- Non ho più nessuno della mia famiglia ... ha continuato. Il medico dice che non ho molto tempo .... In silenzio, ho cercato il tassametro e l’ho staccato.
- Quale tragitto vuole fare? ho chiesto…
Per le prossime ore, ho guidato attraverso la città.
Lei mi ha mostrato l'edificio dove, una volta, ha lavorato come operatrice all’ascensore.
Ho guidato attraverso il quartiere dove lei e suo marito avevano vissuto appena sposati. Sono andato di fronte ad un deposito di mobili che un tempo era stato una sala da ballo in cui aveva l'abitudine di andare a ballare quando era una ragazza. Qualche volta mi chiedeva di fermarmi di fronte agli edifici o angoli di strada e stare con lei nel buio, contemplare in silenzio.
Con le prime luci dell’alba, improvvisamente ha detto:
- Sono stanca ... Andiamo.
Ho guidato in silenzio verso l'indirizzo che mi aveva dato.
Era un edificio basso, una piccola casa con un vialetto che passava sotto un cancelletto. Due persone sono uscite fuori per accoglierci, appena arrivati. Erano molto attenti alla donna. Ho aperto il portabagaglio e portato la piccola valigia alla porta. La donna era già seduta in una sedia a rotelle.
- Quanto ti devo, ha chiesto mentre cercava il portafoglio..
- Niente, ho risposto...
- Ma anche tu devi mantenerti ....
- Non preoccupatevi ... ci sono altri passeggeri, ho risposto .. Quasi senza pensarci, mi chinai e gli diede un abbraccio. Mi abbraccio fortissimo...
- Hai dato ad una vecchia un momento di gioia, disse. Grazie…
Gli strinsi la mano lasciandola nella luce del mattino…
Dietro di me, la porta si chiuse ... Un rumore che chiudeva una vita .... Non ho preso altri passeggeri in quel turno…
Ho guidato, perso nei miei pensieri ... Per il resto della giornata, potevo malapena parlare…
Che cosa sarebbe stato se quella donna trovava un autista arrabbiato, o uno che era impaziente di finire il suo turno? ... Cosa sarebbe stato se avessi rifiutato di prendere la chiamata, o suonare una volta, poi andare via? ..
Guardando indietro penso di non aver fatto niente di più importante nella mia vita…
Siamo tentati di pensare che le nostre vite ruotano attorno ad alcuni grandi momenti…
Ma spesso questi grandi momenti ci colgono di sorpresa - ben avvolti in quello che gli altri considererebbero banale. Questa vita può non essere la festa che si spera, ma mentre siamo qui dobbiamo ballare. Ogni mattina, quando apro gli occhi, dico: Oggi è un giorno speciale!
Ricordatevi di questo, amici miei: non si può mai tornare indietro…
Tratta le persone come vorresti essere trattato te!
Io non sò se questa storia sia vera,ma quello che colpisce di più è che è una parte della nostra vita che spesso ci sfugge,oramai non siamo più in grado di comprendere le persone che ci stanno vicine,i loro sentimenti i loro problemi,talmente presi da noi che non ci accorgiamo del male che possiamo fare dei sentimenti che possiamo ferire.
L'amore è oramai una parola in disuso così come la misericordia e la pietà,non importa a nessuno ciò che sei ma solo ciò che hai o che puoi dare,siamo sempre più soli così soli che abbandoniamo anche noi stessi.
- Può portare il mio bagaglio in macchina? disse lei
Ho messo la valigia in macchina e poi sono tornato per accompagnare la donna. Mi prese per un braccio e ci incamminammo lentamente verso la macchina. Ha continuato a ringraziarmi per la gentilezza.
- Niente di che, ho risposto. Cerco di trattare i miei clienti nel modo in cui vorrei che fosse trattata mia madre.
- Oh, sei un ragazzo così buono! ha detto.
Quando sono entrato la macchina, mi ha dato un indirizzo e mi ha chiesto:
- Potrebbe guidare attraverso il centro?
- Non è la via più breve, risposi in fretta.
- Oh, non importa, disse lei. Non ho fretta. Sto andando in un centro anziani ...
Ho guardato nello specchietto retrovisore. I suoi occhi brillavano ....
- Non ho più nessuno della mia famiglia ... ha continuato. Il medico dice che non ho molto tempo .... In silenzio, ho cercato il tassametro e l’ho staccato.
- Quale tragitto vuole fare? ho chiesto…
Per le prossime ore, ho guidato attraverso la città.
Lei mi ha mostrato l'edificio dove, una volta, ha lavorato come operatrice all’ascensore.
Ho guidato attraverso il quartiere dove lei e suo marito avevano vissuto appena sposati. Sono andato di fronte ad un deposito di mobili che un tempo era stato una sala da ballo in cui aveva l'abitudine di andare a ballare quando era una ragazza. Qualche volta mi chiedeva di fermarmi di fronte agli edifici o angoli di strada e stare con lei nel buio, contemplare in silenzio.
Con le prime luci dell’alba, improvvisamente ha detto:
- Sono stanca ... Andiamo.
Ho guidato in silenzio verso l'indirizzo che mi aveva dato.
Era un edificio basso, una piccola casa con un vialetto che passava sotto un cancelletto. Due persone sono uscite fuori per accoglierci, appena arrivati. Erano molto attenti alla donna. Ho aperto il portabagaglio e portato la piccola valigia alla porta. La donna era già seduta in una sedia a rotelle.
- Quanto ti devo, ha chiesto mentre cercava il portafoglio..
- Niente, ho risposto...
- Ma anche tu devi mantenerti ....
- Non preoccupatevi ... ci sono altri passeggeri, ho risposto .. Quasi senza pensarci, mi chinai e gli diede un abbraccio. Mi abbraccio fortissimo...
- Hai dato ad una vecchia un momento di gioia, disse. Grazie…
Gli strinsi la mano lasciandola nella luce del mattino…
Dietro di me, la porta si chiuse ... Un rumore che chiudeva una vita .... Non ho preso altri passeggeri in quel turno…
Ho guidato, perso nei miei pensieri ... Per il resto della giornata, potevo malapena parlare…
Che cosa sarebbe stato se quella donna trovava un autista arrabbiato, o uno che era impaziente di finire il suo turno? ... Cosa sarebbe stato se avessi rifiutato di prendere la chiamata, o suonare una volta, poi andare via? ..
Guardando indietro penso di non aver fatto niente di più importante nella mia vita…
Siamo tentati di pensare che le nostre vite ruotano attorno ad alcuni grandi momenti…
Ma spesso questi grandi momenti ci colgono di sorpresa - ben avvolti in quello che gli altri considererebbero banale. Questa vita può non essere la festa che si spera, ma mentre siamo qui dobbiamo ballare. Ogni mattina, quando apro gli occhi, dico: Oggi è un giorno speciale!
Ricordatevi di questo, amici miei: non si può mai tornare indietro…
Tratta le persone come vorresti essere trattato te!
Io non sò se questa storia sia vera,ma quello che colpisce di più è che è una parte della nostra vita che spesso ci sfugge,oramai non siamo più in grado di comprendere le persone che ci stanno vicine,i loro sentimenti i loro problemi,talmente presi da noi che non ci accorgiamo del male che possiamo fare dei sentimenti che possiamo ferire.
L'amore è oramai una parola in disuso così come la misericordia e la pietà,non importa a nessuno ciò che sei ma solo ciò che hai o che puoi dare,siamo sempre più soli così soli che abbandoniamo anche noi stessi.
domenica 10 marzo 2013
la mia verita'
danilo pajoli ... semplicemente io: Il picchiettare della pioggia sui ...: Il picchiettare della pioggia sui vetri ritma le ore lente che passano sdraiata a letto, ...
danilo pajoli ... semplicemente io: Bushido e Samurai
danilo pajoli ... semplicemente io: Bushido e Samurai: trascrizione in kanji di bushido Il Bushido letteralmente «la via del guerriero» è un codice di condotta e un modo di vita Questo codi...
danilo pajoli ... semplicemente io: Via Crucis III incontroDuomo di Milano5 marzo ...
danilo pajoli ... semplicemente io:
Via Crucis III incontro
Duomo di Milano
5 marzo ...: Via Crucis III incontro Duomo di Milano 5 marzo 2013. Mons. Mario Delpini La ...
Via Crucis III incontro
Duomo di Milano
5 marzo ...: Via Crucis III incontro Duomo di Milano 5 marzo 2013. Mons. Mario Delpini La ...
Via Crucis III incontro
Duomo di Milano
5 marzo 2013.
Mons. Mario Delpini
La parola impronunciabile
Ecco: è stata pronunciata la parola impronunciabile, la
parola sconcertante, forse persino irritante, se non se ne penetra
il mistero. Ecco: forse si potrebbe dire che questo pio esercizio
della Via Crucis ha portato il suo frutto se qualcuno tra noi qui in
Duomo o qualcuno di quanti partecipano a questa preghiera da
lontano, riuscisse stasera a dire la parola impronunciabile e a
farne stile di vita. Forse si potrebbe dire che il cammino di
conversione compie qualche passo e continua a scrivere qualche cosa
meritevole d’essere letto sulle pagine della storia se ci
fosse qualcuno che si decide a fare propria la parola impronunciabile.
E la parola impronunciabile è quella
scritta da Frère Christophe poco tempo prima d’essere
sgozzato in Algeria. La parola impronunciabile è: Vi dico, in
piena verità, va tutto bene.
Gesù cade la terza volta: la devozione si
è immaginata che una e due e tre volte il Figlio sia
stramazzato perché il peso del male è troppo
insopportabile, perché il tradimento e l’abbandono sono
troppo strazianti, perché l'angoscia per la desolazione
dell’umanità che rifiuta la mano tesa di Dio è
troppo, troppo deprimente. Gesù cade la terza volta.
Come si potrà pronunciare la parola
impronunciabile: “Vi dico, in piena verità, va tutto bene”?
L'uomo, ogni uomo, ogni donna, cade chi sa quante
volte: cadono i martiri sotto i colpi dei carnefici, cadono i giusti
nelle insidie spietate di spregiudicati senza scrupoli, cadono i
deboli sotto il peso di una vita insostenibile, cadono fragili
libertà e ingenue presunzioni nelle insidie del tentatore,
cadono.
Come si potrà pronunciare la parola
impronunciabile: “Vi dico, in piena verità, va tutto bene”?
Gesù è spogliato delle vesti:
Gesù è umiliato sotto gli occhi di tutti, nudo in
mezzo a un branco di cani, nudo accerchiato da una banda di
malfattori, l’umiliazione di essere ridotti a uno spettacolo,
l’imbarazzo di diventare un oggetto: il più bello dei
figli dell’uomo esposto al disprezzo, uomo dei dolori davanti
al quale ci si copre il volto.
Come si potrà pronunciare la parola
impronunciabile: “Vi dico, in piena verità, va tutto bene”?
L'uomo, la donna, la Chiesa spogliati delle
vesti, assediati dalla curiosità scriteriata, dal gusto di
umiliare la dignità delle persone, di dare in pasto
all’ossessione degli sguardi maliziosi l’intimità
che il pudore deve custodire, la frenesia dell’indiscrezione,
la consuetudine della calunnia, la malizia dell’insinuazione.
Come si potrà pronunciare la parola
impronunciabile: “Vi dico, in piena verità, va tutto bene”?
Gesù inchiodato sulla croce: la mano
potente che calma il mare e zittisce il vento è inchiodata e
ridotta all'impotenza; la mano tenera che tocca le piaghe dei
lebbrosi per sanare le ferite, che accarezza i bambini per
consolarne il pianto, che benedice il pane perché basti alla
fame della moltitudine, è ridotta a una piaga; il Giusto e il
Santo è mescolato ai ladroni, collocato tra i maledetti.
Come si potrà pronunciare la parola
impronunciabile: “Vi dico, in piena verità, va tutto bene”?
L’uomo, la donna, la Chiesa sono
così spesso paralizzati dalla violenza, bloccati
nell’inutilità, il bene che fanno è disprezzato,
il bene che potrebbero fare sembra che non interessi, le opere
giuste, buone, sapienti sono gettate nella grande confusione di una
cronaca che non distingue il bene dal male.
Come si potrà pronunciare la parola
impronunciabile: “Vi dico, in piena verità, va tutto bene”?
La parola impronunciabile risulterebbe
sconveniente, irritante, se non fosse scritta da un uomo giusto e
buono che intravede avvicinarsi l’insidia del rapimento e la
mano che taglia la gola.
La parola impronunciabile nessuno avrebbe il
coraggio di pronunciarla se non fosse l’eco della parola
dell’apostolo che scrive: del resto, noi sappiamo che tutto
concorre al bene, per quelli che amano Dio (Rm 8,28).
La parola risulta impronunciabile, irritante,
sconveniente, perché oggi è di regola il malumore,
oggi il più intelligente sembra quello che critica di
più, il maestro più ascoltato è quello che
insegna a non credere a niente; oggi, se qualche cosa non va, sembra
che prima di cercare un rimedio si cerca un colpevole. Per questo
non è consentito dire: vi dico, in piena verità, va
tutto bene.
Ma noi vorremmo che il sangue dei martiri,
dell’innumerevole folla dei martiri dei nostri tempi fosse
semente di nuovi cristiani, cristiani nuovi, che praticando con
devozione il pio esercizio della Via Crucis, che contemplando la
passione del Signore, sono raggiunti dal dono vivificante, sono
attratti da un amore che li trasfigura, ricevono lo Spirito
consegnato dal Crocifisso secondo la parola dell'evangelista: Dopo
aver preso l’aceto, Gesù disse: “È
compiuto!”. E chinato il capo, consegnò lo Spirito (Gv 19,30).
Ecco, io vedo che si fanno avanti uomini e donne
abitati dallo Spirito, capaci di sorridere e di sperare, gente che
dice: vi dico, in piena verità, va tutto bene, finché
è possibile amare. Anche se la vita ci travolge, va tutto
bene, finché possiamo vivere d’amore; anche se una mano
ci percuote, va tutto bene finché possiamo ricambiare il male
con il bene e continuare ad amare; anche se siamo vittime del
tentatore che ci induce al peccato, va tutto bene finché
siamo raggiunti da un amore che ci perdona, che ci rialza, che ci
chiama alla riconciliazione. Va tutto bene, se siamo disponibili
allo Spirito che trasforma ogni situazione in occasione
perché sia portata a compimento la nostra vocazione all’amore.
Ecco, io vedo che si fanno avanti uomini e donne
convocati dallo Spirito per essere un cuore solo e un’anima
sola nella santa Chiesa di Dio, gente che dice: vi dico, in piena
verità, va tutto bene, finché è possibile che
la Chiesa abiti la storia degli uomini come segno del Regno, come
casa accogliente per tutti i popoli, come parola di profezia e di
speranza. Anche se la Chiesa è spogliata delle sue vesti,
è spogliata delle sue ricchezze: va tutto bene, finché
noi saremo fieri di essere la santa Chiesa di Dio, segno della
pazienza e della tenerezza di Dio. Anche se la Chiesa è
derisa e insultata, anche se la curiosità morbosa e il
risentimento ostinato si accaniscono nel sospetto, nella denuncia,
nella faziosità disonesta, va tutto bene, finché noi
saremo lieti di essere uomini e donne di Chiesa disponibili a
soffrire qualche cosa perché la Chiesa sia santa e
immacolata, tutta gloriosa, senza macchia né ruga o
alcunché di simile (Ef 5,27).
Ecco, io vedo che si fanno avanti uomini e donne,
animati dallo Spirito di fortezza e di sapienza, gente che dice: vi
dico, in piena verità, va tutto bene, finché ci
è possibile imitare Gesù. Anche se le nostre mani sono
impotenti perché inchiodate dalla violenza, rese inerti dalla
malattia, dalla vecchiaia, dalla disabilità, va tutto bene,
finché abbiamo abbastanza fede per credere che la nostra
debolezza è lo spazio aperto perché si manifesti la
potenza di Dio; anche se siamo in un mondo confuso e
contraddittorio, dove giusti e ladroni patiscono lo stesso
supplizio, va tutto bene, se abbiamo abbastanza sapienza, amore e
pazienza per trasformare la vicinanza in solidarietà, la
confusione in occasione per dire parole di perdono, l’ultimo
respiro in un compimento, il congedo in un ingresso nel paradiso di Gesù.
Nessuno può dire d’aver vissuto bene
la Via Crucis finché non la vive come una sequela,
finché non vi attinge la sapienza della croce, finché
non accoglie presso di sé lo Spirito per rispondere alla sua
vocazione e poter dire: vi dico, in piena verità, va tutto
bene, finché vivo come Gesù, amo come Gesù,
muoio come Gesù, per essere sempre con Lui, nella gloria del Padre.
martedì 22 gennaio 2013
Bushido e Samurai
trascrizione in kanji di bushido
Il Bushido letteralmente «la via del guerriero» è un codice di condotta e un modo di vita Questo codice, sebbene risalga al 660 a.c., venne citato per la prima volta nel Kōyō Gunkan (1616) e messo organicamente per iscritto in seguito da Tsuramoto Tashiro, che raccolse le regole del monaco-samurai Yamamoto Tsunetomo (1659 – 1719) nel noto testo Hagakure.
Ispirato alle dottrine del buddhismo e del confucianesimo adattate alla casta dei guerrieri, il Bushido esigeva il rispetto dei valori di onestà, lealtà, giustizia, pietà, dovere e onore, i quali dovevano essere perseguiti fino alla morte. Il venir meno a questi princìpi causava il disonore del guerriero, che espiava la propria colpa commettendo il seppuku, il suicidio rituale.
Il Bushido si fonda su sette concetti fondamentali, ai quali il samurai deve scrupolosamente attenersi:Rettitudine (義 gi)Coraggio (勇氣 yūki)Benevolenza (仁 jin)Rispetto (礼 rei)Onestà (誠 makoto)Onore (名誉 meiyo)Lealtà (忠義 chūgi)
Il Bushido letteralmente «la via del guerriero» è un codice di condotta e un modo di vita Questo codice, sebbene risalga al 660 a.c., venne citato per la prima volta nel Kōyō Gunkan (1616) e messo organicamente per iscritto in seguito da Tsuramoto Tashiro, che raccolse le regole del monaco-samurai Yamamoto Tsunetomo (1659 – 1719) nel noto testo Hagakure.
Ispirato alle dottrine del buddhismo e del confucianesimo adattate alla casta dei guerrieri, il Bushido esigeva il rispetto dei valori di onestà, lealtà, giustizia, pietà, dovere e onore, i quali dovevano essere perseguiti fino alla morte. Il venir meno a questi princìpi causava il disonore del guerriero, che espiava la propria colpa commettendo il seppuku, il suicidio rituale.
Il Bushido si fonda su sette concetti fondamentali, ai quali il samurai deve scrupolosamente attenersi:Rettitudine (義 gi)Coraggio (勇氣 yūki)Benevolenza (仁 jin)Rispetto (礼 rei)Onestà (誠 makoto)Onore (名誉 meiyo)Lealtà (忠義 chūgi)
trascrizione in kanji di Samurai
I samurai seguivano un preciso codice d'onore, chiamato Bushidō (via del guerriero), la più famosa opera che lo sintetizza è l'Hagakure di Yamamoto Tsunetomo
(1659-1721). Non bisogna però ritenere che il Bushido praticato nelle
diverse epoche in cui vissero i samurai fosse sempre attinente ad un
medesimo codice d'onore, privo di modifiche o di differenze. Per esempio
l'Hagakure è sostanzialmente diverso e confliggente in molte parti con
un'altra celebre opera sul Bushido, scritta poche decine di anni prima,
il "Libro dei cinque anelli" di Miyamoto Musashi. Infatti il concetto di
onore dell'Hagakure è basato sull'accettazione della morte e
sull'obbedienza cieca al proprio signore, mentre Musashi lo lega alla
ricerca dell'auto perfezionamento, e alla completezza culturale e
filosofica. Si noti che Musashi non era un "vero" samurai ma un bushi,
rifiutandosi per tutta la vita di prestare servizio ad un signore
giurandogli fedeltà, rimanendo sempre indipendente; una pratica normale
nel XV e XVI secolo, ma eccentrica nel XVII, e considerata con sospetto
negli ambienti culturali affini a quelli in cui fu redatto l'Hagakure.
Inoltre Musashi si interessò pochissimo dell'onore formale e
l'etichetta, concentrandosi soprattutto sull'onore sostanziale e
personale. Il samurai Miyamoto Musashi.
L'Hagakure è un libro scritto, in un'epoca di pace, per creare un
samurai perfetto, a partire dal suo obbligo di servire il proprio
padrone e il suo onore, con la propria spada e con la propria vita, il
Libro dei cinque anelli, al contrario, punta a creare un perfetto
samurai facendolo divenire un uomo completo o il più possibile completo,
ed inoltre pone molto l'accento sulla spiritualità buddista zen (e
marginalmente sul buddismo esoterico colto) ed alla preparazione
filosofica, puntando a fare del suo samurai perfetto anche un uomo
"buono" secondo i principi del buddismo giapponese. Si noti che il Libro
dei cinque anelli fu scritto appena dopo la pacificazione del Giappone,
da un simpatizzante per la fazione sconfitta, e quindi è molto meno
"teorico" e molto più pragmatico e figlio di combattimenti reali e non
dispute sull'onore. Forse non è un caso se l'Hagakure divenne un libro
importantissimo per il nazionalismo e il fascismo giapponese (che
comunque lo utilizzarono snaturandolo) che lo resero una lettura quasi
obbligatoria all'interno dei loro circoli, mentre il Libro dei cinque
anelli conobbe una grande fortuna anche al di fuori del Giappone, in
ambiti culturali differenti.
Fiori di ciliegio
Oggi assunto a simbolo di tutte le arti marziali, venne adottato dai
samurai quale emblema di appartenenza alla propria classe.
Nell'iconografia classica del guerriero il ciliegio rappresenta insieme
la bellezza e la caducità della vita: esso, durante la fioritura, mostra
uno spettacolo incantevole nel quale il samurai vedeva riflessa la
grandiosità della propria figura avvolta nell'armatura, ma è sufficiente
un improvviso temporale perché tutti i fiori cadano a terra, proprio
come il samurai può cadere per un colpo di spada infertogli dal nemico.
Il guerriero, abituato a pensare alla morte in battaglia non come un
fatto negativo ma come l'unica maniera onorevole di andarsene, rifletté
nel fiore di ciliegio questa filosofia. Un antico verso ancora oggi
ricordato è "hana wa sakuragi, hito wa bushi" (花は桜木人は武士) che tradotto
significa "tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero" - (Come
il fiore del ciliegio è il migliore tra i fiori, così, il guerriero è
il migliore tra gli uomini). Il sakura era venerato.
testi e foto tratti da Wikipedia
Quindi si può affermare che: il Katori Shinto Ryu sia l'arte marziale più bella del mondo ^_^
domenica 20 gennaio 2013
La rabbia e la paura
C'era una volta un ragazzo con un brutto carattere. Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne uno nello steccato del giardino ogni volta che avesse perso la pazienza e litigato con qualcuno. Il primo giorno il ragazzo piantò 37 chiodi nello steccato. Nelle settimane seguenti, imparò a controllarsi e il numero di chiodi piantati nello steccato diminuì giorno per giorno: aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare i chiodi. Finalmente arrivo un giorno in cui il ragazzo non piantò alcun chiodo nello steccato. Allora andò dal padre e gli disse che per quel giorno non aveva piantato alcun chiodo. Il padre allora gli disse di levare un chiodo dallo steccato per ogni giorno in cui non aveva perso la pazienza e litigato con qualcuno. I giorni passarono e finalmente il ragazzo poté dire al padre che aveva levato tutti i chiodi dallo steccato. Il padre portò il ragazzo davanti allo steccato e gli disse: "Figlio mio, ti sei comportato bene ma guarda quanti buchi ci sono nello steccato. Lo steccato non sarà mai più come prima. Quando litighi con qualcuno e gli dici qualcosa di brutto, gli lasci una ferita come queste. Puoi piantare un coltello in un uomo, e poi levarlo, ma rimarrà sempre una ferita. Non importa quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà." Una ferita verbale fa male quanto una fisica.
serve una profonda riflessione ed una vera e sana autocritica fratelli e sorelle per il bene della propria anima e di tutti quelli che ci sono vicini senza eccezione alcuna !!!
l'odio genera sempre odio è solo nell'amore e nella comprensione che possiamo avere rispetto di noi stessi liberandoci dalla schiavitù dell'odio e della paura. ^_^
A volte mi domando "ma dove stiamo andando" io per primo mi accorgo di come ci si lasci sottomettere inconsciamente da stili di vita che non ci appartengono e chi ci spingono a fare scelte ovviamente sbagliate,ma quando ce ne accorgiamo (se ce ne accorgiamo) è troppo tardi per rimediare e quindi per orgoglio per arroganza o chissà quale altra ragione,continuiamo per la nostra strada con un peso in più sulla coscienza.
Ma il perdono la misericordia e l'amore ci vengono incontro indicandoci la strada giusta ( ed è in questa direzione che io voglio andare ) quello che spesso vien chiamato "brutto carattere" in realta cela ben altre emozioni,la paura ad esempio,è da lì che nasce la rabbia,non parlo della paura intesa come timore o vigliaccheria bensì della paura che ci impedisce di conoscere noi stessi prima di tutto e gli altri in seconda analisi.
serve una profonda riflessione ed una vera e sana autocritica fratelli e sorelle per il bene della propria anima e di tutti quelli che ci sono vicini senza eccezione alcuna !!!
l'odio genera sempre odio è solo nell'amore e nella comprensione che possiamo avere rispetto di noi stessi liberandoci dalla schiavitù dell'odio e della paura. ^_^
A volte mi domando "ma dove stiamo andando" io per primo mi accorgo di come ci si lasci sottomettere inconsciamente da stili di vita che non ci appartengono e chi ci spingono a fare scelte ovviamente sbagliate,ma quando ce ne accorgiamo (se ce ne accorgiamo) è troppo tardi per rimediare e quindi per orgoglio per arroganza o chissà quale altra ragione,continuiamo per la nostra strada con un peso in più sulla coscienza.
Ma il perdono la misericordia e l'amore ci vengono incontro indicandoci la strada giusta ( ed è in questa direzione che io voglio andare ) quello che spesso vien chiamato "brutto carattere" in realta cela ben altre emozioni,la paura ad esempio,è da lì che nasce la rabbia,non parlo della paura intesa come timore o vigliaccheria bensì della paura che ci impedisce di conoscere noi stessi prima di tutto e gli altri in seconda analisi.
sabato 5 gennaio 2013
La mia verità
Il picchiettare della pioggia sui
vetri ritma le ore lente che passano sdraiata a letto,
il cielo grigio trasmette nella stanza una strana luce
attraverso i vetri bagnati.
Il sole pallido si affaccia tra le nuvole come sfocato, con occhi stanchi cerco tra le pagine quella fotografia sbiadita dal tempo che narra di giorni di gioia vissuti tra campi coltivati di papaveri rincorrendo la vita che scappava veloce.
Avevo 15 anni , e tutto mi appariva semplice, la vita stessa, colorava i suoi giorni con i colori dell’arcobaleno e la mia gioia era pari al vento che soffiava impetuoso.
Poi, ecco apparire come da un sogno, il mio primo amore,l’unico scopo della mia vita, e tutto cominciava a girare intorno a lui,come se niente fosse piu’ importante,alto con due occhi neri come la notte un viso dolce contornato da lunghi capelli neri che lo facevano apparire come un angelo .
All’improvviso si apre la porta,ed appare una donna con i capelli raccolti sopra la testa grigia,le sue mani piccole ed ossute cercano nella borsetta un piccolo e profumato fazzoletto che tenta di nascondere una piccola lacrima d’argento che tradisce il suo sorriso.Mi guarda con i suoi occhi scavati da una lunga vita di fatica,poi come volesse sciogliere tutto il suo amore in una carezza ,mi abbraccia il viso, baciandomi sulla fronte. Dietro di lei un uomo ormai stanco di tutto e silenzioso che accarezzandosi tra i radi capelli bisbiglia qualcosa tra i denti ,ma nessuno sembra sentirlo.avvolto nel suo nero cappotto con un cappello tra le mani , spinge fuori di se un amaro sorriso sulle labbra che sembrano trasformarsi in una smorfia,in fondo non e’ mai stato capace di fingere, e bisogna conoscerlo, mio padre,prima di poter capire il significato di ogni suo gesto.
Ecco la fotografia che cercavo, le mie prime ferie con lui,al mare una spiaggia solitaria un tramonto che dipinge ogni cosa con i colori dell’anima,ma in fondo, io allora non riuscivo a comprendere.
Tutto cio’ che capivo era la gioia che in quel momento squarciava in me ogni centimetro del mio corpo come in un sogno da cui non vorresti mai svegliarti mi sentivo precipitare in un vortice di sensazioni mai provate prima che mi intontivano, fino a farmi perdere ogni contatto con la realta’.
Il sole era appena tramontato e noi due stesi sulla spiaggia con le nostre mani che si cercavano assaporavamo ogni momento come se fosse l’ultimo, poi la corsa verso il mare che ci aspettava , e ci accoglieva nel suo grembo come una mamma in attesa dei suoi piccoli.Tu mi accompagnasti in acqua guardandomi negli occhi, il tuo caldo sorriso mi rassicurava,mi abbracciava in una stretta d’amore piu’ grande del mio stesso amore ,nuotammo fino agli scogli vi salimmo con il cuore che picchiava forte dentro il petto, tanto, che sembrava volesse uscirne. All’improvviso le tue labbra sulle mie e le tue mani che sfiorano la mia pelle i nostri corpi in un’abbraccio improvviso che sembrano volersi sciogliere insieme,una vampata di caldo sale dentro di me come un fuoco eterno che brucia senza consumare mi fanno scottare la pelle fredda nel buio della sera illuminata da un tramonto d’amore.
Alla porta un leggero tocco e una ragazza appare, sembra un angelo, un dolce viso circondato da lunghi capelli biondi con occhi profondi e blu che sembrano saper scrutare dentro il cuore delle persone , mi avvicino a lei e gli porgo quella fotografia ma sembra non vederla cosi’ ci sediamo sopra il letto una di fianco all’altra e mentre ci teniamo la mano vedo tra le sue dita una fotografia di quando eravamo felici e spensierate , abbracciate, guardavamo l’obbiettivo cosi’ come guardavamo la vita ,con fiducia, consapevoli di cio’ che ci aspettava, ma forse ora non sei in grado di vedermi o di sentirmi.
D’un tratto la piccola ed ossuta mano di mia madre si appoggia delicatamente sulla spalla di Lucia
lei si volta e i loro sguardi si incontrano Lucia l’abbraccia come volesse entrare dentro di lei i suoi occhi si riempiono di lacrime mentre si sorregge a lei quasi svenuta con l’anima a pezzi ed un cuore oramai spento,mio padre si avvicina coprendole con tutto il suo amore in un abbraccio colmo di tenerezza quasi volesse far svanire la tristezza ,io li guardo allontanarsi non riesco neanche a parlare ,ma il mio cuore vorrebbe urlare tutto il suo dolore dicendogli “fermi, “IO VI AMO”ma il mio corpo sembra incapace di fare qualunque movimento , ai piedi del mio letto resto immobile .
Torno a letto coprendomi fino agli occhi a voler scacciare tutti i pensieri tristi chiudendomi dentro me stessa fino a quando dalla porta entra lui Sandro.
E’ sempre bello, alto, con le spalle che sembrano scoppiare dentro la sua giacca, le mani strette come in preghiera ,quelle mani forti che mi hanno fatto sognare e provare mille emozioni quando mi stringevano, Mi sollevo, e resto cosi’, a guardarlo, i suoi occhi sembrano sfiorarmi in una dolce carezza e le sue labbra socchiuse sembrano parlarmi , ma tace, immobile , esco dalle lenzuola avvicinandomi a carponi verso di lui, finche mi alzo e le nostre labbra si sfiorano,lui comincia a parlare e la sua voce mi accarezza dolcemente portandomi indietro nel tempo in un vortice d’emozioni .
Ricordi il giorno in cui ci siamo conosciuti? Io ti aspettavo fuori dalla scuola,con un mazzo di fiori in mano, dentro quei jeans di due taglie almeno piu’ grandi , e tu arrivasti ,come al solito in ritardo.
Io ti dissi –salve vorrei donare dei fiori al fiore piu’ bello di questo giardino- ricordi? Ero sudato ed imbranato non sapevo cio’ che dicevo , ma tu fosti comprensiva con me, prendesti i fiori portandoli al viso inebriandoti del loro profumo , poi mi guardasti negli occhi , sorridesti e piegando la testa a lato dicesti- anche io ti amo-.
Poi il nostro primo bacio, sotto la quercia al parco,senza farsi scoprire da nessuno , io lo ricordo ancora ,come se fosse successo ieri, ricordo il tremore che abbiamo provato,la paura che bloccava ogni nostro pensiero , poi un giorno,non so’ come, io ti chiesi,-vuoi essere mia sposa?- tu facesti il sorriso piu’ bello che mai un uomo abbia ricevuto eri radiosa e fu cosi’ che tu mi dicesti-ne sarei molto onorata messere- .
Si mi ricordo , ricordo tutto ,anche il giorno del nostro matrimonio,quando io entrai in chiesa accompagnata da mio padre ,che tremava piu’ di me, e non so , chi fu ad accompagnare fino all’ altare , forse lo facemmo l’uno con l’altra . E tu, davanti all’altare, sembravi una statua imponente anche se gli occhi erano colmi d’emozione poi finalmente i nostri “SI” per tutta la vita , gia’ la vita.
Questo e’ cio’ che avrei dovuto dirti.
Ed io restai ancora una volta da sola ,avvolta dai miei pensieri che si accavallavano l’uno sopra l’altro in un susseguirsi di emozioni vorticose mentre la pioggia continuava a picchiare sopra la finestra, piccoli rigagnoli segnavano i vetri come la mia vita aveva segnato il diario del mio passato, si, il mio diario che tutte le sere mi preoccupavo di riempire , con un’ansia da collegiale. Quel diario silenzioso complice che mi ha accompagnato fino a oggi.
Mi alzo dal letto, e mi avvicino alla finestra , resto li a fissare la vita scorrere in quella strada , passa un signore con un cane al suo fianco, un piccolo bastardino marrone, che annusa un’albero, alza la gamba e fa pipi , poi corre verso il suo padrone che lo aspetta impaziente .
All’angolo della strada,una ragazza e’ in attesa di qualcuno, inganna l’attesa telefonando in continuazione,poi finalmente un ragazzo arriva sopra una rombante motocicletta ed insieme se ne vanno.
Alzo lo sguardo verso il cielo, le nuvole sono sempre piu’ grigie e la pioggia continua incessante con il suo ticchettio, le foglie cominciano a cadere accompagnando le goccie di pioggia fino a terra dove uno spazzino un giorno le raccogliera’.
Un rumore, mi risveglia dal torpore dei miei pensieri, mi volto con l’ansia che mi assale come a scuola prima di una interrogazione,ma e’ solo un infermiera che passa con un carrello.
Torno alla finestra dove mi assale prepotente un ricordo della mia vita che credevo oramai dimenticato , ma certo in questo momento, non poteva non ritornare.
Era un giorno d’estate, uno di quei giorni caldi e afosi che passi a bere e mangiare gelati davanti al ventilatore, i miei vent’ anni erano un tumulto di emozioni di passioni vorticose che morivano con l’arrivo dell’autunno , e come le foglie cadevano dagli alberi,passavano anche le mie stagioni d’amore.
Fu una lite sciocca, come tante, quelle che si consumo’ quel giorno con i miei genitori,
un’adolescente impetuosa, che non si rassegna alle regole, che genitori colmi d’ amore, cercano di dare ai propri figli.
Ma quel giorno mi sentii stretta come in una morsa , e cio’ che usciva dalle loro labbra mi feriva profondamente , io non sopportavo piu’ i loro pensieri , i loro modi , cosi’ come un aquilone sfugge di mano al bambino, le parole mi volavano fuori con rabbia, quasi volessi punirli di cio’ che io sentivo dentro.
Non mi sentivo piu’ una bambina, una piccola bambola di pezza,che si poteva trattare con indifferenza , legata ancora a quel ruolo di figlia inesperta del mondo e degli uomini, mi sentivo umiliata,nel sentirmi dire cosa potevo o cosa non potevo fare.
Cosi’ dal quel giorno imparai a mentire, a nascondere ogni mio pensiero, ogni mia emozione, tagliando cosi’ quel cordone che ancora mi teneva legata ai miei genitori, impedendomi di dire loro”vi voglio bene”, ma io avevo vent’anni , ed avevo il diritto di vivere la mia vita come volevo,o almeno lo credevo.
Il sole comincia a salire dietro le case, riportando la vita per le strade assonnate, i primi passanti avvolti nei loro cappotti camminano veloci incontro al loro destino, una leggera brezza scuote i rami degli alberi facendo cadere alcune foglie che si posano dolcemente sul marciapiede dove persone frettolose le calpesteranno, io dietro a questo vetro resto immobile a guardare , senza accorgermi che sono ormai tutti qui’.
Eccoci qua’ , finalmente tutti insieme, uno vicino all’altra , stretti nell’amore che ci unisce pietoso. Dalla finestra ,resto a guardare cio’ che avviene i miei cari genitori, la mia dolcissima sorella, il mio primo ed unico amore, tutti qui con me , questa camera d’ospedale sembra cosi’ piccola per poter contenere tutto l’amore che ci scambiamo in silenzio, ma nel silenzio si possono udire i lamenti dell’anima, nel silenzio si puo’ sentire le lacrime dei nostri cuori che piangono. Con occhi oramai gonfi di lacrime posso vedere mia sorella che si stringe a nostra madre, mio padre che piange , ed io vicina alla finestra resto qui’ a guardare tutti loro , in silenzio…….in silenzio.
Non vi ho potuto dire quanto io vi abbia amato,non vi ho potuto dire quanto io abbia avuto bisogno di voi,o forse…. Non ho voluto. Ed ora e’ troppo tardi, non si puo’ tornare indietro, non si puo’……… non si puo’.
Con quanta gioia ero andata con mio marito, alla prima visita , portavo dentro di me il frutto del nostro amore, la prima ecografia che faceva di noi le persone piu’ felici del mondo, l’emozione era forte e con la tua mano che si fondeva nella mia,ascoltavamo increduli invece, quel dottore cosi’ contrito nel dirci con falsa pena,-mi dispiace, lei ha un tumore,ma e’ troppo esteso per poter fare qualcosa.- mi dispiace disse,mi dispiace,le restano pochi mesi di vita.
Pochi mesi diceva, ma si sbagliava, non erano mesi,ma giorni,mi dispiace, cosi non feci in tempo a festeggiare il mio 28° compleanno,non feci in tempo a dire a tutti quanto li amavo non feci in tempo a dire…..ho paura.
E quando ho sentito la vita fuggire da me non feci in tempo a dire addio, ricordatevi di me,delle mie gioie,dei miei dolori,delle mie paure. Non volevo morire non volevo arrendermi,ma la morte non aspetta,la morte non ascolta le urla dell’anima che implora di lasciarla vivere la morte non vede un cuore straziato che chiede solo pieta’e si attacca con le unghie ad una speranza di vita,ma….. e’ troppo tardi per me.
In un dolore composto,assistiamo l’uomo mentre chiude la mia cassa,mentre mette il coperchio sulla mia vita, mentre chiude per sempre tutto il mio amore e la mia gioia.
Ma allora questa e’ la morte?……….. Un attesa infinita per poter gridare tutto cio’ che la nostra umana condizione non ci permette di dire, accecati dall’egoismo,annientati dalla presunzione la nostra anima vaga sulla terra, finche’ la morte ci sveglia!
Quanto dolore, quanta disperazione in quei volti tanto amati, ed io che vorrei urlare “IO SONO QUI CON VOI E VI AMO” ma e’ inutile, anime straziate unite nell’amore, ora posso sentire, ora posso vedere, ora posso e voglio………ma e’ troppo tardi
Ricomincia a piovere, sui viali del cimitero, sui cipressi, sulle tombe…..e su di me.
Sono rimasta sola sulla mia tomba,tutti sono andati via,solo una vecchina che veglia sulla lapide del marito, e un giardiniere che sistema dei fiori,quanto silenzio,quanta solitudine.
avrei voluto fare e dire tante cose, ma nessuno mi sentiva, nessuno mi vedeva in quella stanza d’ospedale, ero vicina a voi tutti vi accarezzavo,vi baciavo ma nessuno riusciva a sentirmi solo il picchiettare della pioggia sui vetri e il suono delle lacrime che scivolavano sul pavimento accompagnavano il mio dolore.Questa, e’ la mia verita’.
Danilo Pajoli
Il sole pallido si affaccia tra le nuvole come sfocato, con occhi stanchi cerco tra le pagine quella fotografia sbiadita dal tempo che narra di giorni di gioia vissuti tra campi coltivati di papaveri rincorrendo la vita che scappava veloce.
Avevo 15 anni , e tutto mi appariva semplice, la vita stessa, colorava i suoi giorni con i colori dell’arcobaleno e la mia gioia era pari al vento che soffiava impetuoso.
Poi, ecco apparire come da un sogno, il mio primo amore,l’unico scopo della mia vita, e tutto cominciava a girare intorno a lui,come se niente fosse piu’ importante,alto con due occhi neri come la notte un viso dolce contornato da lunghi capelli neri che lo facevano apparire come un angelo .
All’improvviso si apre la porta,ed appare una donna con i capelli raccolti sopra la testa grigia,le sue mani piccole ed ossute cercano nella borsetta un piccolo e profumato fazzoletto che tenta di nascondere una piccola lacrima d’argento che tradisce il suo sorriso.Mi guarda con i suoi occhi scavati da una lunga vita di fatica,poi come volesse sciogliere tutto il suo amore in una carezza ,mi abbraccia il viso, baciandomi sulla fronte. Dietro di lei un uomo ormai stanco di tutto e silenzioso che accarezzandosi tra i radi capelli bisbiglia qualcosa tra i denti ,ma nessuno sembra sentirlo.avvolto nel suo nero cappotto con un cappello tra le mani , spinge fuori di se un amaro sorriso sulle labbra che sembrano trasformarsi in una smorfia,in fondo non e’ mai stato capace di fingere, e bisogna conoscerlo, mio padre,prima di poter capire il significato di ogni suo gesto.
Ecco la fotografia che cercavo, le mie prime ferie con lui,al mare una spiaggia solitaria un tramonto che dipinge ogni cosa con i colori dell’anima,ma in fondo, io allora non riuscivo a comprendere.
Tutto cio’ che capivo era la gioia che in quel momento squarciava in me ogni centimetro del mio corpo come in un sogno da cui non vorresti mai svegliarti mi sentivo precipitare in un vortice di sensazioni mai provate prima che mi intontivano, fino a farmi perdere ogni contatto con la realta’.
Il sole era appena tramontato e noi due stesi sulla spiaggia con le nostre mani che si cercavano assaporavamo ogni momento come se fosse l’ultimo, poi la corsa verso il mare che ci aspettava , e ci accoglieva nel suo grembo come una mamma in attesa dei suoi piccoli.Tu mi accompagnasti in acqua guardandomi negli occhi, il tuo caldo sorriso mi rassicurava,mi abbracciava in una stretta d’amore piu’ grande del mio stesso amore ,nuotammo fino agli scogli vi salimmo con il cuore che picchiava forte dentro il petto, tanto, che sembrava volesse uscirne. All’improvviso le tue labbra sulle mie e le tue mani che sfiorano la mia pelle i nostri corpi in un’abbraccio improvviso che sembrano volersi sciogliere insieme,una vampata di caldo sale dentro di me come un fuoco eterno che brucia senza consumare mi fanno scottare la pelle fredda nel buio della sera illuminata da un tramonto d’amore.
Alla porta un leggero tocco e una ragazza appare, sembra un angelo, un dolce viso circondato da lunghi capelli biondi con occhi profondi e blu che sembrano saper scrutare dentro il cuore delle persone , mi avvicino a lei e gli porgo quella fotografia ma sembra non vederla cosi’ ci sediamo sopra il letto una di fianco all’altra e mentre ci teniamo la mano vedo tra le sue dita una fotografia di quando eravamo felici e spensierate , abbracciate, guardavamo l’obbiettivo cosi’ come guardavamo la vita ,con fiducia, consapevoli di cio’ che ci aspettava, ma forse ora non sei in grado di vedermi o di sentirmi.
D’un tratto la piccola ed ossuta mano di mia madre si appoggia delicatamente sulla spalla di Lucia
lei si volta e i loro sguardi si incontrano Lucia l’abbraccia come volesse entrare dentro di lei i suoi occhi si riempiono di lacrime mentre si sorregge a lei quasi svenuta con l’anima a pezzi ed un cuore oramai spento,mio padre si avvicina coprendole con tutto il suo amore in un abbraccio colmo di tenerezza quasi volesse far svanire la tristezza ,io li guardo allontanarsi non riesco neanche a parlare ,ma il mio cuore vorrebbe urlare tutto il suo dolore dicendogli “fermi, “IO VI AMO”ma il mio corpo sembra incapace di fare qualunque movimento , ai piedi del mio letto resto immobile .
Torno a letto coprendomi fino agli occhi a voler scacciare tutti i pensieri tristi chiudendomi dentro me stessa fino a quando dalla porta entra lui Sandro.
E’ sempre bello, alto, con le spalle che sembrano scoppiare dentro la sua giacca, le mani strette come in preghiera ,quelle mani forti che mi hanno fatto sognare e provare mille emozioni quando mi stringevano, Mi sollevo, e resto cosi’, a guardarlo, i suoi occhi sembrano sfiorarmi in una dolce carezza e le sue labbra socchiuse sembrano parlarmi , ma tace, immobile , esco dalle lenzuola avvicinandomi a carponi verso di lui, finche mi alzo e le nostre labbra si sfiorano,lui comincia a parlare e la sua voce mi accarezza dolcemente portandomi indietro nel tempo in un vortice d’emozioni .
Ricordi il giorno in cui ci siamo conosciuti? Io ti aspettavo fuori dalla scuola,con un mazzo di fiori in mano, dentro quei jeans di due taglie almeno piu’ grandi , e tu arrivasti ,come al solito in ritardo.
Io ti dissi –salve vorrei donare dei fiori al fiore piu’ bello di questo giardino- ricordi? Ero sudato ed imbranato non sapevo cio’ che dicevo , ma tu fosti comprensiva con me, prendesti i fiori portandoli al viso inebriandoti del loro profumo , poi mi guardasti negli occhi , sorridesti e piegando la testa a lato dicesti- anche io ti amo-.
Poi il nostro primo bacio, sotto la quercia al parco,senza farsi scoprire da nessuno , io lo ricordo ancora ,come se fosse successo ieri, ricordo il tremore che abbiamo provato,la paura che bloccava ogni nostro pensiero , poi un giorno,non so’ come, io ti chiesi,-vuoi essere mia sposa?- tu facesti il sorriso piu’ bello che mai un uomo abbia ricevuto eri radiosa e fu cosi’ che tu mi dicesti-ne sarei molto onorata messere- .
Si mi ricordo , ricordo tutto ,anche il giorno del nostro matrimonio,quando io entrai in chiesa accompagnata da mio padre ,che tremava piu’ di me, e non so , chi fu ad accompagnare fino all’ altare , forse lo facemmo l’uno con l’altra . E tu, davanti all’altare, sembravi una statua imponente anche se gli occhi erano colmi d’emozione poi finalmente i nostri “SI” per tutta la vita , gia’ la vita.
Questo e’ cio’ che avrei dovuto dirti.
Ed io restai ancora una volta da sola ,avvolta dai miei pensieri che si accavallavano l’uno sopra l’altro in un susseguirsi di emozioni vorticose mentre la pioggia continuava a picchiare sopra la finestra, piccoli rigagnoli segnavano i vetri come la mia vita aveva segnato il diario del mio passato, si, il mio diario che tutte le sere mi preoccupavo di riempire , con un’ansia da collegiale. Quel diario silenzioso complice che mi ha accompagnato fino a oggi.
Mi alzo dal letto, e mi avvicino alla finestra , resto li a fissare la vita scorrere in quella strada , passa un signore con un cane al suo fianco, un piccolo bastardino marrone, che annusa un’albero, alza la gamba e fa pipi , poi corre verso il suo padrone che lo aspetta impaziente .
All’angolo della strada,una ragazza e’ in attesa di qualcuno, inganna l’attesa telefonando in continuazione,poi finalmente un ragazzo arriva sopra una rombante motocicletta ed insieme se ne vanno.
Alzo lo sguardo verso il cielo, le nuvole sono sempre piu’ grigie e la pioggia continua incessante con il suo ticchettio, le foglie cominciano a cadere accompagnando le goccie di pioggia fino a terra dove uno spazzino un giorno le raccogliera’.
Un rumore, mi risveglia dal torpore dei miei pensieri, mi volto con l’ansia che mi assale come a scuola prima di una interrogazione,ma e’ solo un infermiera che passa con un carrello.
Torno alla finestra dove mi assale prepotente un ricordo della mia vita che credevo oramai dimenticato , ma certo in questo momento, non poteva non ritornare.
Era un giorno d’estate, uno di quei giorni caldi e afosi che passi a bere e mangiare gelati davanti al ventilatore, i miei vent’ anni erano un tumulto di emozioni di passioni vorticose che morivano con l’arrivo dell’autunno , e come le foglie cadevano dagli alberi,passavano anche le mie stagioni d’amore.
Fu una lite sciocca, come tante, quelle che si consumo’ quel giorno con i miei genitori,
un’adolescente impetuosa, che non si rassegna alle regole, che genitori colmi d’ amore, cercano di dare ai propri figli.
Ma quel giorno mi sentii stretta come in una morsa , e cio’ che usciva dalle loro labbra mi feriva profondamente , io non sopportavo piu’ i loro pensieri , i loro modi , cosi’ come un aquilone sfugge di mano al bambino, le parole mi volavano fuori con rabbia, quasi volessi punirli di cio’ che io sentivo dentro.
Non mi sentivo piu’ una bambina, una piccola bambola di pezza,che si poteva trattare con indifferenza , legata ancora a quel ruolo di figlia inesperta del mondo e degli uomini, mi sentivo umiliata,nel sentirmi dire cosa potevo o cosa non potevo fare.
Cosi’ dal quel giorno imparai a mentire, a nascondere ogni mio pensiero, ogni mia emozione, tagliando cosi’ quel cordone che ancora mi teneva legata ai miei genitori, impedendomi di dire loro”vi voglio bene”, ma io avevo vent’anni , ed avevo il diritto di vivere la mia vita come volevo,o almeno lo credevo.
Il sole comincia a salire dietro le case, riportando la vita per le strade assonnate, i primi passanti avvolti nei loro cappotti camminano veloci incontro al loro destino, una leggera brezza scuote i rami degli alberi facendo cadere alcune foglie che si posano dolcemente sul marciapiede dove persone frettolose le calpesteranno, io dietro a questo vetro resto immobile a guardare , senza accorgermi che sono ormai tutti qui’.
Eccoci qua’ , finalmente tutti insieme, uno vicino all’altra , stretti nell’amore che ci unisce pietoso. Dalla finestra ,resto a guardare cio’ che avviene i miei cari genitori, la mia dolcissima sorella, il mio primo ed unico amore, tutti qui con me , questa camera d’ospedale sembra cosi’ piccola per poter contenere tutto l’amore che ci scambiamo in silenzio, ma nel silenzio si possono udire i lamenti dell’anima, nel silenzio si puo’ sentire le lacrime dei nostri cuori che piangono. Con occhi oramai gonfi di lacrime posso vedere mia sorella che si stringe a nostra madre, mio padre che piange , ed io vicina alla finestra resto qui’ a guardare tutti loro , in silenzio…….in silenzio.
Non vi ho potuto dire quanto io vi abbia amato,non vi ho potuto dire quanto io abbia avuto bisogno di voi,o forse…. Non ho voluto. Ed ora e’ troppo tardi, non si puo’ tornare indietro, non si puo’……… non si puo’.
Con quanta gioia ero andata con mio marito, alla prima visita , portavo dentro di me il frutto del nostro amore, la prima ecografia che faceva di noi le persone piu’ felici del mondo, l’emozione era forte e con la tua mano che si fondeva nella mia,ascoltavamo increduli invece, quel dottore cosi’ contrito nel dirci con falsa pena,-mi dispiace, lei ha un tumore,ma e’ troppo esteso per poter fare qualcosa.- mi dispiace disse,mi dispiace,le restano pochi mesi di vita.
Pochi mesi diceva, ma si sbagliava, non erano mesi,ma giorni,mi dispiace, cosi non feci in tempo a festeggiare il mio 28° compleanno,non feci in tempo a dire a tutti quanto li amavo non feci in tempo a dire…..ho paura.
E quando ho sentito la vita fuggire da me non feci in tempo a dire addio, ricordatevi di me,delle mie gioie,dei miei dolori,delle mie paure. Non volevo morire non volevo arrendermi,ma la morte non aspetta,la morte non ascolta le urla dell’anima che implora di lasciarla vivere la morte non vede un cuore straziato che chiede solo pieta’e si attacca con le unghie ad una speranza di vita,ma….. e’ troppo tardi per me.
In un dolore composto,assistiamo l’uomo mentre chiude la mia cassa,mentre mette il coperchio sulla mia vita, mentre chiude per sempre tutto il mio amore e la mia gioia.
Ma allora questa e’ la morte?……….. Un attesa infinita per poter gridare tutto cio’ che la nostra umana condizione non ci permette di dire, accecati dall’egoismo,annientati dalla presunzione la nostra anima vaga sulla terra, finche’ la morte ci sveglia!
Quanto dolore, quanta disperazione in quei volti tanto amati, ed io che vorrei urlare “IO SONO QUI CON VOI E VI AMO” ma e’ inutile, anime straziate unite nell’amore, ora posso sentire, ora posso vedere, ora posso e voglio………ma e’ troppo tardi
Ricomincia a piovere, sui viali del cimitero, sui cipressi, sulle tombe…..e su di me.
Sono rimasta sola sulla mia tomba,tutti sono andati via,solo una vecchina che veglia sulla lapide del marito, e un giardiniere che sistema dei fiori,quanto silenzio,quanta solitudine.
avrei voluto fare e dire tante cose, ma nessuno mi sentiva, nessuno mi vedeva in quella stanza d’ospedale, ero vicina a voi tutti vi accarezzavo,vi baciavo ma nessuno riusciva a sentirmi solo il picchiettare della pioggia sui vetri e il suono delle lacrime che scivolavano sul pavimento accompagnavano il mio dolore.Questa, e’ la mia verita’.
Danilo Pajoli
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